Detto tra noi

L'ultima occasione. O quasi

venerdì, 27 maggio 2016, 19:13

di fabrizio vincenti

Eppur si muove. Anzi, qualcosa si muove. In casa rossonera, dopo qualche settimana che ha fatto temere una riedizione dei traccheggi che vanno avanti con regolarità da quattro stagioni, ovvero da quando al soglio della proprietà è arrivato Andrea Bacci, si inizia a provare a quagliare. Un cda più snello, una scelta condivisibile anche nella misura del fatto che sinora il suo coinvolgimento nelle questioni societarie è stato minimo; maggior potere a un uomo dotato di senso pratico e volontà come Fabio Bettucci; la scelta di un nuovo direttore sportivo, per certi versi una scommessa, ma, si immagina, animato da tanta voglia di fare bene; cambiamenti consistenti nel settore giovanile, reduce da un'annata molto modesta; una maggiore attenzione ai ricavi, vera spina nel fianco del sodalizio rossonero. Che non spende più di altre formazioni, i costi in Lega Pro sono questi, si può semmai questionare se si possono spendere meglio o peggio, ma che non incassa praticamente nulla. 

Le premesse paiono esserci, in attesa naturalmente della copertura della perdita da parte dello stesso Bacci, fatta slittare di qualche giorno, e di veder completato il mosaico in vista della prossima stagione. Che a nostro avviso sarà quella decisiva e definitiva per giudicare la gestione dell'imprenditore di Rignano. Che in un pugno di anni ha cambiato direttori generali, direttori sportivi, membri del cda, allenatori, collaboratori alla velocità della luce. Con risultati modesti, almeno rispetto alle premesse, cambiamenti gattopardeschi, che alla fine non hanno cambiato nulla. Salvo poi, in alcuni casi, ritornare persino sui suoi passi. Il caso Galderisi fa scuola. 

E' tempo di provare a costruire qualcosa di duraturo, di provare a far sognare i tifosi oltre le frasi spot lanciate davanti a un microfono in sala stampa. E per farlo si deve fare in modo di riavvicinare la città alla Lucchese, uno dei punti totalmente fallimentari di questa gestione. Siamo all'anno zero. E a poco serve ricordare che siamo in una categoria professionistica, anzi nella categoria dove la Pantera ha passato il maggior tempo della sua esistenza. Manca l'idea di un progetto, manca l'entusiasmo, manca la fiducia. Manca, appunto, un sogno da coltivare. Oltre i proclami. 

Ecco la sfida più importante a cui questo ulteriore cambiamento nell'assetto societario deve mirare. Far tornare a sognare e divertire. Nessuno chiede promozioni sicure, che oltretutto, considerando che il budget rischia di essere ulteriormente ridotto, non saranno certo semplici. Ma sognare, vedere nella Lucchese, come società, un punto di riferimento, quello sì. E in un momento in cui i soldi mancano un po' ovunque, va dunque incoraggiato chi intende provare a uscire da questa apatia che rischia di essere letale. Dovesse fallire anche questo tentativo, sarebbe bene che chi detiene il comando della barca rossonera finisse per prenderne atto. Senza un progetto serio, e se possibile le vittorie, inutile insistere. A meno che non vi siano altre logiche. 

Due parole sulla scelta di Lucca United di rimanere con una quota invariata nella Lucchese. Non è stata una decisione sicuramente facile, perché l'esborso, anche per la cooperativa dei tifosi è di quelli non minimi. Lucca United, al di là delle divergenze che possono esserci su alcuni aspetti ed è il bello della vita dove non necessariamente si deve esser d'accordo su tutto, va incoraggiata e sostenuta. E' un valore aggiunto per la Lucchese. A chi non lo capisce ricordiamo nell'ordine: acquisizione del marchio e sua messa in sicurezza, apertura del Museo, festa promozione, ingresso in società, festeggiamenti per i 110 anni della Lucchese. Potremmo continuare. Chiudete gli occhi e pensate non ci fosse stata. Tutti i tifosi sarebbero stati un po' più poveri. Poco ma sicuro. 



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