Detto tra noi

Un silenzio tanto assordante quanto prevedibile

lunedì, 12 novembre 2018, 19:39

di fabrizio vincenti

Abbiamo atteso, invano, tutta la giornata di lunedì per vedere se almeno la montagna partoriva il topolino. Se qualcuno avesse finito per prendere le difese, almeno formali, di maniera come si dice, dei tifosi della Lucchese. Che nel derby di domenica sono stati ancora una volta oggetto di una palese ingiustizia. Condita da manganellate nel mucchio. Non è questa la sede per riepilogare quanto accaduto con il mancato ampliamento della curva, che ricordiamo non avrebbe comportato una variazione della capienza dello stadio e che era stato accordato più volte negli anni. La decisione, palesemente cervellotica, ha prodotto le tensioni fuori dallo stadio. Questa, e solo questa, è la ragione. Nonostante ricostruzioni forzate che abbiamo visto comparire su altri organi di informazione, pronti a recitare la parte del ventriloquo di turno. 

La sensazione di impotenza che ha accompagnato questa settimana è diffusa, e innegabilmente ha toccato tutti. Crediamo anche molti di coloro che sono impegnati nelle forze dell'ordine, al cui interno ci sono persone non solo professionalmente preparate, ma anche dotate di quello che serve nella vita: il buonsenso. Non ci interessa alimentare il giochino, che guarda un po' scatta sempre in questi casi, su dove nasca e termini la responsabilità. La società che da quattro anni, avete letto bene da quattro anni, pietisce aumenti temporanei e non fa i passi per redistribuire una volta per tutte i posti allo stadio? La Questura, almeno nelle sue figure principali? La Prefettura, a cui sembra di capire spettava l'ultima parola? Comunque sia, è stato uno spettacolo davvero imbarazzante. 

Quello che però ci colpisce è il silenzio successivo. Gli organi di stampa, tanto per cambiare, hanno minimizzato la vicenda. Ovviamente sorvolando sulle manganellate che sono piovute. E non abbiamo letto una riga, pronti a ricrederci, di biasimo nemmeno per la scelta di non aver ampliato la curva. Del resto, meglio tacere. E magari sparare i pistolotti quando a portare qualche responsabilità sono i tifosi rossoneri. 

Lo stesso dicasi per il sindaco Tambellini, a cui riconosciamo almeno l'impegno a provare a smuovere il muro di gomma della burocrazia. Ma non possiamo che rilevare il suo evidente strabismo quando si tratta di parlare urbi et orbi dei tifosi rossoneri. Per coloro che difettano di memoria, ricordiamo le sue ultime dichiarazioni. “Ho chiesto scusa alla famiglia Ciampi e alla città di Livorno – si affrettò a dire a reti unificate e praticamente in tempo reale per i cori nel derby del 2016 a Livorno – queste persone non rappresentano la città di Lucca e devono essere isolate dal resto del tifo genuino. Scriverò anche alla società perché Lucca non è questo. Su questo voglio essere chiaro e deciso”.

"Mi chiedo e chiedo – tuonò invece pubblicamente in occasione dell'aggressione alla macchina di tifose aretine solo pochi mesi fa – ma che gente è quella che si scaglia contro chi non può difendersi? In branco, una decina contro tre, come a spalleggiarsi, a convincersi l’un l’altro, a sentirsi forti. Forti della loro vigliaccheria. La nostra città ha già vissuto una stagione dolorosa di violenza gratuita e continuativa, situazione che evidentemente non si è mai esaurita del tutto e che oggi è necessario denunciare, portare all’attenzione delle forze dell’ordine e soprattutto dell’opinione pubblica, della nostra comunità perché siamo tutti coinvolti, tutti ugualmente responsabili se lasciamo passare nell’indifferenza questi episodi".

Possiamo dedurre che il sindaco della nostra città, almeno sino al momento in cui scriviamo, non è interessato a rimarcare pubblicamente la gestione avuta dai responsabili in occasione del derby. E forse le manganellate volate erano democratiche e sacrosante. Del resto, prendere civilmente le distanze da rappresentanti delle istituzioni per una scelta infelice è più impegnativo che sparare pistolotti sui tifosi. A priori anche un po’ fasci. Dal sindaco che rappresenta tutti, ci aspettiamo anche il coraggio delle posizioni non facili. Se si ha. Come ci ricorda il manzoniano don Abbondio. 

Ma il silenzio assordante è anche della società rossonera. Di una compagine che, tanto per dire, è ancora senza team manager, che non ha ancora comunicato il numero degli abbonati, che dopo una vita non ha presentato pubblicamente la squadra, che ha raccolto più multe nel settore giovanile per mancanza dei sanitari come previsto dai regolamenti. E potremmo continuare. Fermiamoci invece al silenzio sulla vicenda. Dov'è l'eterno dimissionario amministratore unico che in passato ha speso parole di lode verso la curva? Perché ieri in sala stampa nessuno ha detto nulla? Perché sino a ora, e sono le 19,37 di lunedì, non si è scritta una riga di vicinanza ai tifosi e di distanza dalle scelte compiute in materia di ordine pubblico? Forse perché la colpa è prima di tutto societaria per la situazione creatasi? O si attende, per prendere posizione, la nota e seguitissima trasmissione del martedì sul canale di casa? La Lucchese, che ha ancora una volta perso la faccia, ha solo una cosa da fare ora: muoversi CONCRETAMENTE per ottenere una diversa e stabile distribuzione dei posti allo stadio. L’amarezza, però, rimane tutta. 



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