Detto tra noi

Sindaco Tambellini, si vergogni

domenica, 17 marzo 2019, 06:00

di fabrizio vincenti

"Estrema destra strisciante, gente che inneggia al Duce e al Fascismo e che occupa una parte della curva della Lucchese, senza però conoscere la storia gloriosa della squadra per cui tifano". Quelle che leggete sono le ultime parole rilasciate dal sindaco Alessandro Tambellini sulla crisi che sta distruggendo la Lucchese. Il primo cittadino le ha donate al mondo, insieme a un corollario di luoghi comuni,  dal suo profilo Facebook, dopo che qualcuno lo ha informato che il cartello che segnala la piazza dedicata all'indimenticabile Erbstein presenta numerosi adesivi di alcuni gruppi ultras e non solo. Il sindaco, totalmente assente dal dibattito sul futuro della Lucchese, ha trovato così il modo di propiziare, evidentemente ben consigliato dal suo ufficio stampa 'militante', l'ennesimo attacco alla tifoseria rossonera.

DeI resto, i precedenti del professore di Sant'Alessio non mancano: ricordiamo, solo a titolo esemplificativo, la condanna durissima per i cori a Livorno e quella per un caso, letteralmente di fantasia, ma alimentato con sapienza da un mezzo di informazione locale, sul comportamento della tifoseria in occasione della presenza di un ex deportato allo stadio. Il Nostro, quando ci sono i tifosi rossoneri di mezzo, non perde l'occasione di impugnare la matita rossa e blu, di cui, e noi con lui, rimpiange il mancato uso da quando è assurto all'onore di rappresentare la città. E soprattutto non perde, lui e non i tifosi, occasione di fare politica. 

Naturalmente, accanto alla ramanzina dei gendarmi del politicamente corretto, il sindaco, preso dai tanti impegni a cui non riesce molto spesso a dare soluzione, non ha osservato con attenzione la foto del cartello stradale imbrattato peraltro come tanti altri. Del  resto, che il decoro faccia pena lo sanno tutti, forse il sindaco mentre sfreccia a bordo della sua Vespa non ha modo di notarlo abbastanza. Un po' come il cartello in questione. Dicevamo che non ha, o chi per lui, controllato che sul medesimo cartello campeggia un adesivo di un'associazione sportiva di estrema sinistra. Insomma, nessun vilipendio, nessun tentativo di imbrattare la memoria dell'Olocausto come forse sperava chi lo consiglia. Solo una lotta, a colpi di adesivi, tra fazioni. Non proprio un dettaglio, sicuramente una discreta figura di merda.

A cui il primo cittadino ha pensato di rimediare nel pomeriggio con un'appendice agli strali contro la tifoseria rossonera: "AGGIUNTA. Non solo le scritte e gli adesivi che offendono la memoria di Erbstein, poco fa sono venuto a sapere che anche altri gruppi hanno apposto un adesivo per rispondere ai precedenti insulti. Non è con la guerra dell’adesivo che si ricorda la figura di Erbstein e il significato storico della sua vicenda. L’unica cosa intelligente sarebbe stata una condanna pubblica, chiara e immediata". L'unica cosa intelligente sarebbe stato chiedere scusa si tifosi. Impossibile per un professore che è unto dalle stimmate della Verità.

Così, ancora una volta, il professore di Sant'Alessio l'ha buttata in politica, sfracellandosi per interposta persona in luogo di chi, senza occhiali, non ha controllato la foto. E il peggio è che il Nostro, anzi il Loro, perché ogni giorno che passa Tambellini assume il ruolo di sindaco di parte, non dell'intera comunità cittadina, come del resto spiegò perfettamente all'indomani della sua conferma con la famosa frase sulla "Lucca buona", non ha trovato in tutte queste settimane modo di fare concretamente nulla per la Lucchese. Di più, invano cercherete persino un post  sul suo profilo pubblico sulla gravità della situazione in casa rossonera e su cosa sta concretamente facendo per dare uno sbocco. La Lucchese, per il professore di Sant'Alessio, tira solo se la si può buttare in politica. 

E pensare che il  Nostro, anzi il Loro, è il solito che due anni fa (due anni fa: avete letto bene) radunava i sindaci della Piana per aiutare a trovare una soluzione per la società. Due anni, zero di zero come risultato. Chiacchiere. E una foto ricordo a Palazzo Orsetti che conserviamo come prova tangibile della nullità dei risultati raggiunti. 

Il Nostro, anzi il Loro, è il solito che ha sparato cavolate sesquipedali sul destino della Lucchese: molti di voi ricorderanno il suo melodrammatico annuncio in cui urbi et orbi dichiarò che con la Pistoiese sarebbe stata probabilmente l'ultima gara dei rossoneri. Forse era un auspicio? E molti altri ricorderanno come in consiglio comunale, senza rendersi nemmeno conto di quella che diceva, affermò che sulla fideiussione sembrava essere stata trovata una soluzione. Lo hanno visto tutti, in effetti. Quasi una soluzione finale.

Il Nostro, anzi il Loro, è il solito che in settimane e settimane di crisi durissima non è riuscito a andare oltre vuote chiacchiere e incontri in Comune. Non è stato trovato uno sponsor. Non è stato trovato uno straccio di imprenditore che potesse affiancare alcuni che si erano proposti. C'è chi ancora aspetta di essere riconvocato dopo aver avuto con lui ore di incontri e proposto possibili soluzioni. Per informazioni su come si gestiscono crisi di società calcistiche, avrebbe potuto rivolgersi a Arezzo (centrodestra), Carrara (5 Stelle), Pisa (all'epoca centrosinistra). Come a dire che non è un problema di colore, ma di volontà e capacità.

Il Nostro, anzi il Loro, è il solito che non è riuscito, in dieci giorni,  a risolvere una banalità (15mila euro) come la bolletta di Gesam, ex municipalizzata appena ceduta, ma che guarda caso ha ancora il presidente nominato dallo stesso sindaco. In Comune, assessore allo Sport - parola grossa - compreso, allargano le braccia e assicurano l'impegno, ma "è una società privata". Certo, come no. 

Il Nostro, anzi il Loro, è il solito che non è riuscito ancora a fare opera di persuasione su Matteo Romani, sindaco revisore della Lucchese e suo uomo di fiducia al punto da rivestire la carica di presidente di Sistema Ambiente proprio in virtù della nomina del professore di Sant'Alessio, a fare un passo per sbloccare la situazione e formare il tribunale della gravità di quanto sta succedendo. Un'altra pagina incredibile di questa vicenda. 

Il Nostro, anzi il Loro, è il solito che abbracciava e baciava con trasporto, a pochi minuti dalla proclamazione della sua conferma a Palazzo Orsetti, il buon Arnaldo Moriconi, che qualche responsabilità in tutto questo crediamo la porti e verso il quale non ha trovato una parola una di biasimo pubblico. Il Nostro, anzi il Loro, è lo stesso che ha impiegato mesi per arrivare a notificare un decreto ingiuntivo, che se fosse stato prodotto mesi fa, avrebbe potuto avere qualche effetto. E invece, eccolo solo ora. Colpa della macchina comunale, sicuramente.

Il Nostro, anzi il Loro, non vorremmo fosse in grado di regalare una perla come la costituzione di una nuova società, quando questa sarà morta di stenti, nelle mani di un caro amico come Manuel Vellutini, con il quale il Comune condivide l'ufficio stampa. Regalando ai tifosi rossoneri, un paio di anni di Eccellenza. E ovviamente superando in un colpo, con baldanza, i problemi relativi anche alla inadeguatezza dello stadio, illuminazione compresa. Il Nostro, anzi il Loro, quando si parla di Lucchese, che avrà visto un numero di volte dal vivo pari alle dita di una mano monca, ha solo una cosa da fare. Vergognarsi.

 

 



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