Detto tra noi

Un grido di dolore e di ribellione

domenica, 24 marzo 2019, 15:41

di fabrizio vincenti

"Sono al parchino alla Bacchettoni. Ho sentito un boato. Commovente. Un grido di dolore e di ribellione. Forza Lucca. Sempre". Ecco il messaggio che abbiamo ricevuto pochi minuti dopo la fine della gara palpitante contro la Pro Patria. A spedirlo un amico e tifoso, che dalla Lucchese, anche professionalmente parlando, ha dato più di quanto abbia ricevuto. Parole che avremmo voluto far comparire sul tabellone immaginario del nostro Porta Elisa, perché tutti le leggessero. A partire dai giocatori, che ancora una volta hanno dimostrato di quale pasta siano fatti. 

In settimana il nostro Diego Checchi ha intervistato, per il mensile cartaceo di Gazzetta, Mattia Lombardo: le sue parole sono definitive. Questa è gente che non molla mai, lo leggerete tra qualche giorno. E che l’assessore allo Sport, insieme a quella all'Istruzione (che nel linguaggio politicamente corretto si scrive "politiche formative") dovrebbe portare nelle scuole. Questi ragazzi hanno un messaggio di speranza, di forza e volontà, da trasmettere a altri ragazzi lasciati troppo spesso allo sbando, a se stessi, dietro il falso mito di una vita fatta solo di diritti. E di un i-phone.

I rossoneri, che vengono da quel mondo del calcio tanto bistrattato, spesso a ragione, stanno scrivendo una pagina di amore per lo sport e per la vita. Stanno scrivendo pagine di sudore e di dolore. Di orgoglio e di forza. Di coraggio e di follia. Quella follia con cui, ridendo – perché solo chi ride è vivo – si sono fatti riprendere dalle telecamere Rai a bordo del trattorino tagliaerba. La stessa con la quale si sono attaccati al clacson del pullman bloccato davanti allo stadio, prima della trasferta di Cuneo. I rossoneri hanno la forza di ridere in faccia alla morte (ovviamente sportiva). Ecco perché sono esempio. Ecco perché stanno scrivendo una storia che va oltre i confini delle nostre Mura. 

Non per un sindaco incapace persino di recarsi allo stadio a portare la propria vicinanza, in questo seguito passo passo dall'assessore allo Sport. Troppi impegni, non solo per trovare soldi, ma anche per rendere visita al Porta Elisa, nemmeno contro la Pro Patria, in una gara delicata per mille e più motivi. Li capiamo. Non è cosa loro. Impegnati come sono a far togliere adesivi da un cartellone stradale per far spazio a quelli di realtà politicamente più vicine. Se ripensiamo alla figura di merda fatta, ci imbarazziamo una volta ancora per loro.

Come capiamo l'illuminata imprenditoria cittadina, che fa fatica a metter mano al portafogli per tirare fuori anche due spiccioli per la causa rossonera. Non è la loro causa. Non lo è mai stata. E mai lo sarà. Lo testimoniano, salvo benemerite eccezioni, decenni di vergognosa distanza dal calcio e in generale dallo sport. A meno che qualcuno non ci veda un business a metà tra l'economico e il politico. E con mille distinguo. Eppure un millesimo, forse di meno, di quanto investono in marketing e pubblicità (talvolta sponsorizzando realtà rivali di quelle cittadine) potrebbe dare linfa e soddisfazione a tutto il movimento sportivo lucchese. Per questi imprenditori, degni eredi di quella tradizione calvinista sempre presente nei secoli a Lucca, l'imperativo è figurare il meno possibile. Niente riflettori, please, siamo a far soldi. Per noi e per le nostre famiglie. In silenzio. Al massimo qualche spiccio per la squadretta dove gioca il bambino di casa. Ma che non si sappia troppo in giro. Punto. 

E così, come sempre, accanto alla Lucchese sono rimasti gli ultimi. O forse i primi: i tifosi. Gli operai e gli impiegati. Gli studenti e i pensionati. I piccoli imprenditori. Chi, in una parola, ama la Pantera senza secondi fini. Niente classe dirigente, impegnata in altro. Sono stati loro, mettendo mano alla tasca spesso non certo capiente, a permettere già due trasferte e l'apertura del Porta Elisa. Saranno probabilmente loro a consentire ai rossoneri di continuare a cavalcare la loro splendida follia. Di questa stagione incredibilmente complicata ricorderemo per sempre la dignità e la forza dei tifosi e dei giocatori. Il loro grido di dolore e di ribellione è dentro di noi. Molto più forte delle miserie circostanti. Ce lo teniamo stretto. 



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