Galleria Rossonera

Carlo Bertolucci e quel passaggio mai avvenuto dalla Lucchese alla Juve: "Un treno da non perdere"

giovedì, 18 dicembre 2014, 12:15

di diego checchi

Sono passati ormai 10 anni da quel fatidico 2004 quando Carlo Bertolucci avrebbe dovuto spiccare il volo verso la Juventus. Invece, quando sembrava tutto fatto, l’allora presidente della Lucchese stoppò la trattativa. Quella del difensore (che ora gioca in Terza Categoria all’Atletico Lucca) è una storia tutta da raccontare fatta da momenti belli e brutti che Bertolucci non dimenticherà mai.

“Ho fatto tutte le giovanili della Lucchese fino ad arrivare agli Allievi Nazionali e la Berretti – ha affermato Bertolucci – e ricordo che in quell’estate ero in ritiro a Fiumalbo con la prima squadra con Baldini allenatore. Un bel giorno mi dissero che assieme a Cristian Romanelli dovevo andare a Torino in sede della Juventus per firmare il trasferimento in bianconero. A quel punto toccai il cielo con un dito e nella mia testa avevo veramente tanti sogni. Ricordo che i miei genitori si trovavano in vacanza e tornarono per prendermi e partire per Torino. Il Direttore rossonero di allora era Nello De Nicola, molto legato a Moggi. Andammo a pranzo con loro e, nel bel mezzo della chiacchierata, la trattativa si stoppò perché l’allora presidente Grassi voleva che andassimo in prestito contro il volere di Luciano Moggi che voleva il trasferimento a titolo definitivo. A quel punto saltò tutto e noi eravamo increduli e delusi per come era andata a finire. Ricordo che dovevo andare negli Allievi mentre Romanelli in Primavera. Insomma, era già tutto stabilito e per noi, giocare nella Juventus era un qualcosa di molto importante anche in proiezione futura. A volte il calcio ti fa qualche brutto scherzo. Dopo un giorno ritornammo in ritiro a Fiumalbo completamente distrutti e devastati da questa esperienza”.

Che cosa pensò in quel momento?

“Ero veramente rammaricato, arrabbiato e non capivo perché un presidente avesse voluto tappare le ali ad alcuni ragazzi che potevano spiccare il volo. Comunque ci rimettemmo a disposizione di Baldini e ricordo che giocai anche in Coppa Italia contro la Massese e nel frattempo avevo fatto diversi provini tra cui uno all’Inter. La società neroazzurra mi disse che ero andato bene ma che avrei giocato poco perché puntavano su un certo Semenzato che poi sta giocando tra i professionisti”.

A gennaio ci fu un’altra chance.

“Andai al Chievo Verona, nella Primavera della società di Serie A. il primo anno giocai molto poco mentre nella seconda stagione feci 20 presenze. In quella Primavera c’erano Alfonso in porta, Rickler in difesa e Obinna in attacco. Tutti i giovedì facevamo le partitelle con la prima squadra e ricordo che in quel Chievo c’erano Pellissier, Amauri, Semioli e c’era un certo Giulio Cesar che in quella stagione non giocò mai essendo il terzo portiere per poi spiccare il volo nell’Inter vincendo la Champions League. Per quanto mi riguarda, Verona mi è rimasta nel cuore e almeno una volta all’anno vado a trovare degli amici con cui ho conservato rapporti”.

Dopo il Chievo dove andò?

“Lucchese e Chievo non raggiunsero un accordo e i clivensi non mi riscattarono. Quindi tornai alla Lucchese che mi mandò in prestito al Forte dei Marmi in Serie D. in quell’annata retrocedemmo in Eccellenza e fu una stagione molto sfortunata. A quel punto decisi di andare in Promozione nella Fortis Lucchese che voleva per forza vincere il campionato e in attacco avevamo Francesconi. Ma anche lì tutto si sgonfiò ben presto. Allora decisi di concentrarmi sullo studio perché feci una riflessione: dove potrei arrivare con il calcio senza costruirmi un futuro? A quel punto scesi di categoria e conobbi Paolo Bertolucci, dirigente del Montuolonave. Adesso sono all’Atletico Lucca in Terza Categoria”.

Ma quali rimpianti ha?

“Di non essere andato alla Juventus, perché poteva essere un treno da non perdere”.

Adesso che cosa fa?

“Lavoro in uno studio di elaborazione dati e mi occupo di prevenzione alla sicurezza per le aziende”.

Segue la Lucchese?

“Da fuori. Non è che venga molto allo stadio”.



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