Rubriche : romanzo rossonero

Gli ultimi romantici: i Tifosi della serie C

lunedì, 27 novembre 2017, 15:42

di alessandro lazzarini

Era il 1916 quando il diciannovenne sottotenente Erminio Giana del Battaglione alpino 'Aosta' venne abbattuto a Coni Zugna nel corso dei combattimenti con l'impero Austro-Ungarico e divenne uno degli oltre 600mila militari italiani caduti durante la prima guerra mondiale. Sarebbe anche lui diventato una incisione su uno dei tanti monumenti celebrativi se la madre, forse per onorare in qualche modo la passione calcistica del figlio, non avesse regalato alla squadra di calcio del suo paese un appezzamento di terra su cui realizzare il campo di allenamento. Ecco perché poi, nel 1932, la squadra della città di Gorgonzola alle porte di Milano, decise di assumere la denominazione del giovane soldato, divenendo il caso più unico che raro di compagine con un nome proprio di persona come denominazione.

Ed è proprio la Giana Erminio a fare visita alla Lucchese Libertas per la sedicesima giornata di serie C. I Lombardi, che sarebbero biancocelesti, si presentano al Porta Elisa con una maglia verde fluorescente che sembra la pubblicità occulta di un noto evidenziatore, neanche che i colori tradizionali si sarebbero confusi col rossonero, ma d'altra parte la moda di proporre maglie inventate per ragioni di mercato è una delle piaghe del calcio moderno. A dispetto del nome sconosciuto e della storia calcisticamente irrilevante, la Giana Erminio è società di calcio più attrezzata della Lucchese, con giocatori fra i più forti di categoria e con ambizioni di alta classifica, sebbene attualmente in ritardo di punti. Le pantere inoltre sono falcidiate dagli infortuni e presentano una squadra priva di tutti gli uomini di personalità e anche del fuoriclasse di categoria Fanucchi, il commento dei tifosi più scafati prima del fischio d'inizio è che lo zero a zero sarebbe un ottimo risultato. Insomma il pronostico stavolta è molto netto in favore degli ospiti, per fare punti la Libertas deve inventarsi qualcosa, ma nell'aria c'è il gusto amaro del presentimento della sconfitta.

i gioca alle 16,30, solito orario pittoresco imposto dalla Lega per ragioni televisive, ovvero di diretta internet, e che per l'ennesima volta rimpiazza il tradizionale 14,30 che per decenni ha accompagnato le domeniche italiane. Sembra poco, ma sono due ore che cambiano completamente il portato popolare della partita: è la prima vera giornata di freddo, dopo pochi minuti dall'inizio scenderà il buio e non siamo in uno degli stadi-salotto con poltroncine, servizi e sgabuzzini vellutati per i 'vip', cioè le 'persone molto importanti' che anche sulle tribune devono avere il loro anfratto di lusso per potersi distinguere dal volgo dei poveracci. Siamo in un vetusto stadio da serie C, campo sportivo del calcio che non conta, scoperto, dove per lo più ci si siede sul cemento e dove quando al gelo non si somma la pioggia vi si aggiunge l'estraniante tristezza degli spazi lasciati vuoti da chi si arrende. Insomma, il contesto perfetto per realizzare il programma ideale dei padroni del vapore del calcio, cioè lo 'state a casa e pagate la televisione per vedere l'unico calcio che deve esistere, vale a dire quello di quelle squadre riccone che contano e che ci permettono di vendere fiumi di pubblicità da propinarvi con musichette che vi spengono il cervello impedendovi ogni disdicevole attività critica' (ogni riferimento al tormentone Serie A Tim spedito in continuazione da Sky chiaramente è del tutto casuale).

Ora qua più che di una partita dall'esito scontato, quello che ci interessa è spostare le luci e puntarle per una volta su quelle persone che anche a queste condizioni continuano a calcare i gradoni della serie C. In queste categorie inferiori, infatti, andare alla partita ormai non è solo un modo per riempire il tempo libero ma è un vero e proprio gesto romantico. Per capire il perché bisogna divagare ancora e andare ad indagare cosa significa oggi essere romantici. Intanto va detto che la parola è oggi abusata ed usata in modo 'metastorico', il che vuol banalmente dire che ne abbiamo adottato il significato che è rimasto dopo varie vicende, ma che non esprime completamente il senso iniziale del termine, che esordisce nel 1600 in Inghilterra, 'romancer', col significato di 'mentitore', bugiardo, qualcosa che si noterà bene è in qualche modo rimasto come scoria nel sottinteso di ogni gesto considerato romantico. Un secolo dopo la parola si diffonde un po' in tutta Europa e, come tutte le cose che viaggiano, cambia un po' se stessa, senza mai dimenticare del tutto le sue origini, andando un po' ad assumere senso in relazione alla sfera del sogno e della favola, quindi un certo Goethe deciderà che proprio questa parola è perfetta per opporsi a un concetto che va troppo di moda e che a lui ed altri sui amici di Jena sta stretto: il 'classico'. Anche questa contrapposizione, insieme al 'mentitore', è rimasta latente nel senso.

I 'romantici' comunque trasformano l'Europa, si oppongono agli ideali astratti e snob dell'illuminismo che scalzavano via il ruolo centrale dell'individuo comune nella formazione del pensiero e della cultura, ed esaltano la natura e le virtù popolari come fonti da cui attingere per la rinascita politica. Se per caso questa cosa vi ricorda la contrapposizione fra quelli che oggi hanno la verità in tasca e quelli che vengono chiamati con disprezzo 'populisti' potreste essere sulla strada giusta.

Non si è però ancora chiarito perché ma il 'romantico' sia l'opposizione del 'classico' e non ci sembra il caso di soprassedere, visto che si parla di calcio e di stadi. Ecco, il principio fondate del 'classico' è l'imitazione: esiste un modello, o verità, assoluto che ci detta i canoni ai quali conformarsi per essere giusti, belli, corretti. Rifiutare questo modello, cioè il classico, è Romantico perché non è più una verità preconfezionata a dirci come dobbiamo comportarci o essere, ma è la verità o la bellezza che scaturisce naturalmente dalle nostre azioni. Insomma il 'Romantico' usa l'immaginazione per smettere di essere un ingranaggio macchina del sistema e diventa egli stesso creatore dei suoi valori e delle sue passioni, che poi assumono significato non in rapporto a una verità già data, ma in rapporto alla sua personale ed unica condizione umana. Così siamo al valore insuperato del gesto romantico, che sembra fine a se stesso proprio perché non ha alcun significato se paragonato ad un ideale o una ideologia, ma solo nel contesto in cui viene compiuto.

E' qua che assumono dignità l'amore o la passione per una squadra di calcio o per una maglia, che misurati con il benpensare classico sono immediatamente sconvenienti e disdicevoli: perché mai andare al freddo a vedere una partita scarsa di serie C con tasso tecnico mediocre in uno stadio vetusto? Perché siamo romantici ovviamente, e popolari, ed anche populisti. E se la partita è impresa disperata il tifoso diventa ancora più romantico, così quando si realizza ciò che era prevedibile, cioè la rovinosa sconfitta contro i verdi evidenziatore, gli ultras e i tifosi, cioè coloro che i 'classici' trovano fuori luogo e 'sbagliati' perché non imitano i modelli considerati più di moda e consoni al momento storico attuale, moltiplicano la loro immaginazione e riportano d'attualità l'originaria sfera del sogno e della favola, cioè della passione irrazionale, nella parola.

Ecco così che quando la partita diventa impari e la Giana dilaga nel risultato, sugli spalti la gente si sveglia e srotola lo striscione 'tutti in piedi per la lucchese' iniziando a cantare a squarciagola come non aveva fatto quando la lotta era ancora incerta, perché nella disfatta c'era da rivendicare il senso di appartenenza e da sottolineare la passione irrazionale per una maglia che si, sarà anche puerile, però esiste, coinvolge migliaia di persone e sarebbe ora fosse in qualche modo rispettata anche da chi si considera troppo superiore per lasciarsi coinvolgere in queste cosucce di popolo, cioè i 'classici'.

Della partita che si deve dire, non era mica una partita, era una prova d'affetto dei tifosi per i colori rossoneri. La Libertas senza il suo numero dieci è impalpabile in attacco e senza i suoi condottieri Mingazzini, Nolè e Capuano pecca di personalità in difesa. Chi è in campo ci prova per un po', ma alla mezz'ora capita anche l'espulsione ed in dieci ragazzi di cui diversi fuori categoria contro undici più forti i giochi si chiudono in fretta, malgrado allenatore e giocatori non lascino niente di intentato per tentare di opporsi al pronostico. Che poi era l'unica cosa che gli appassionati chiedevano alla squadra.          



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