Rubriche : romanzo rossonero

Che succede nello spogliatoio?

lunedì, 26 novembre 2018, 12:29

di alessandro lazzarini

La conseguenza delle due sconfitte casalinghe consecutive è che Favarin ne approfitta per riproporre la difesa a tre che sarebbe congeniale al suo credo calcistico ma che non sembra adattarsi in modo convincente alle caratteristiche dei giocatori della Libertas. Ne viene fuori una squadra che sembra rischiare qualcosa meno in fase difensiva, ma la Pro Patria non aveva mai segnato più di un gol a partita e con la Lucchese ne fa due, e una fase offensiva della Pantere decisamente sterile, con due sole occasioni create: il gol di De Feo e un cross che Sorrentino non riesce a spingere in porta. La rete del vantaggio, infatti, i 'tigrotti' se la fanno letteralmente da soli. Per il resto gli ospiti sembrano controllare il gioco ma ridiventano la fabbrica di falli a centrocampo già vista in altre occasioni con questo modulo e subiscono una miriade di traversoni e calci d'angolo, due dei quali diventano segnature di testa per i padroni di casa e altri due punti gettati al vento, visto che i rossoneri sono sembrati squadra dalle potenzialità decisamente maggiori dei contendenti.

L'impressione è che ci sia una distanza, diciamo, filosofica fra le idee dell'allenatore e le specifiche degli uomini che vanno in campo. Favarin è un grande trascinatore, uomo di carattere in grado di trasmettere motivazioni e orgoglio come pochi, ma fautore di un calcio anche propositivo ma prima di tutto solido, senza fronzoli e rischi dovuti a spregiudicatezza. La rosa della Libertas invece offre una gioventù coi suoi uomini migliori all'attacco, un centrocampo assai tecnico per la categoria e privo di incontristi puri, terzini più bravi ad attaccare che a difendere e una difesa screditata dall'opinione pubblica a dispetto dei numeri: 15 gol subiti in 12 partite, cioè nella media di un girone che rispetto alla sua tendenza storica ha alzato di parecchio il numero di reti segnate per partita.

In sostanza, l'abbiamo già detto, la Lucchese sembrerebbe a suo agio andando sbarazzina alla ricerca del gol senza far tanti calcoli difensivi, poco adatta a difendere il risultato anche quando in vantaggio tanto che trovato il gol quel che si vede par suggerire che sia meglio andare a cercarne altri, piuttosto che togliere attaccanti (cioè togliere De Feo, il migliore, tutte le partite) per rinculare verso la difesa e gestire maldestramente il punteggio. Chiaro che un atteggiamento del genere a volte presenta il conto, ma la ricerca di una solidità che non può esserci non sembra aver prodotto di meglio. Fatto sta che, forse anche proprio per questa impossibilità di adattare gli uomini al suo credo, Favarin stavolta in sala stampa ha sbottato parecchio, accusando esplicitamente i ragazzi di scarso impegno e svagatezza pure facendo nomi, come quello di Mauri.

Per carità non è che la prova di Busto Arsizio sia stata priva di disattenzioni e superficialità, ma con quello che siamo stati abituati a vedere a Lucca in termini di scarso impegno, gambe tirate indietro e inesistente attaccamento alla maglia, l'uscita dell'allenatore rossonero è francamente sembrata piuttosto strana, diciamo anche inspiegabile. La squadra, accreditata in estate come gruppo di 'raccattati' messo insieme con due zoccoli e una ciabatta, senza la penalizzazione sarebbe nelle zone alte della classifica, ha messo sotto pressoché tutti gli avversari con cui ha giocato perdendo solo tre partite in modo peraltro del tutto immeritato e in seguito ad assenze e circostanze decisamente sfortunate. Certo i punti persi col Gozzano, col Siena e adesso pure con la Pro Patria gridano vendetta, ma siamo sinceri, con quei punti e senza la penalità la Pantera sarebbe quasi prima in classifica. Insomma Favarin sembra essersi giocato il jolly per vedere di tirar fuori ancor più grinta e speriamo che forte della sua esperienza abbia fatto bene i suoi conti.

Ora però questa disamina tecnica in cui ci siamo voluti improvvisare suona anche troppo seriosa e invece, pensate un po', il calcio non è una cosa seria. Ci si possono tirare tutti i soldi che si vogliono ma rimane un gioco, un intrattenimento popolare. Soprattutto in quanto a immaginario e chiacchiericcio riveste per i maschi ciò che i rotocalchi rosa da oltre un secolo significano per le femmine. Le dinamiche sono le stesse: i calciatori diventano divi e le loro vicende oggetto di interesse, curiosità e opinione. Attraverso le loro figure l'uomo comune può immaginarsi una vita diversa, dorata, spettacolare, piena di privilegi e possibilità che a lui, timbratore seriale di cartellini, sembrano precluse. Il gossip è dunque uno degli elementi fondanti del mito del gioco del pallone, anzi, forse il più importante. E ancor meglio che della 'cronaca della vita dei vip', che ogni tanto una dichiarazione spontanea se la lasciano pure andare e talvolta appaiono pure comprendere appieno la reale futile natura della loro posizione, quello che veramente connota il 'mondo del calcio' è il modo in cui i suoi protagonisti si prendono terribilmente sul serio. Avrete notato che ormai anche i dibattiti televisivi di politica, di bioetica, sulla fame del mondo, tendono a svaccare grazie a pagliacci qualunquisti che sono ospiti fissi e sono ritenuti necessari per non far addormentare il pubblico, ma nel calcio no: allenatori e giocatori parlano del loro gioco come fosse l'analisi delle iniziative prese per fermare l'impatto con la Terra di un meteorite, come se ci fosse in ballo la risoluzione di qualche conflitto termonucleare o il contrasto a un epidemia causata da un virus introdotto dagli alieni. La cifra di questo modo è l'omertà, che nel gergo specifico è chiamata 'cose da spogliatoio': al confronto dell'omertà che caratterizza l'ambiente del pallone, quella dei siciliani pare parlantina.

Ad esempio provate a chiedere alla società della Lucchese perché De Feo all'inizio del campionato era designato vice capitano e ora invece è stato declassato in favore i Martinelli. Difficilmente otterrete risposta, malgrado magari la risposta sia semplice; ad esempio una risposta potrebbe essere: Martinelli pare avere più personalità e quindi abbiamo deciso di investirlo. Ora grazie a questa omertà del tipo 'cose da spogliatoio' noi scribacchini possiamo invece insinuare che qualcosa non quadra, che là nel chiuso del gruppo qualcosa si è incrinato. Perché lo insinuiamo? Perbacco, ma per divertimento, per mettere zizzania, per dare un po' di 'colore' e di rumore a quella vita da rotocalco che è parte essenziale di questo splendido gioco. Poi come se non bastasse dopo il gol De Feo è andato pure a fare il gesto di star zitti, benché dopo abbia detto che questo gesto era per i tifosi del Siena che la domenica prima lo offendevano (bah). Poi, l'abbiamo già detto, De Feo viene pure sostituito tutte le partite. Ci sembrano segnali significativi. Fra l'altro tutto ciò è iniziato da quando è stato tirato fuori dallo scantinato dello spogliatoio dove era stato rinchiuso tre mesi Madrigali, che è ex star televisiva del reality 'Campioni' e che è pure pisano di nascita. Poi la conferenza stampa incazzosa di Favarin. Coincidenze? Noi non ci crediamo! Però almeno non ci prendiamo affatto sul serio.



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