Rubriche : romanzo rossonero

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lunedì, 10 dicembre 2018, 09:03

di simone pellico

La Lucchese sale a Novara per cercare una boccata d’aria che spezzi un’apnea prolungata. I paradossi della serie C mettono davanti l’ultima in classifica con la decima, ma la prima ha fatto più punti della seconda, seppur neutralizzati dalla penalizzazione. Oggi quei punti mancanti pesano come una croce, la Lucchese rischia di dimenticare che senza la condanna sarebbe a ridosso delle prime, e quel campionato surreale che sta facendo sarebbe in realtà una stagione feconda.

Il sole guarda la partita da dietro la tribuna, il suo sguardo divide la metà campo della Lucchese in due. Nella metà luminosa il Novara si accende, vede meglio, vede chiaro. Un tiro vicino all’incrocio, un impatto mancato, un gol annullato. La Pantera si mimetizza nella metà scura, dove non batte il sole e non brillano idee di gioco. Man mano che il sole scende dalle spalle della tribuna, il corridoio di luce diminuisce e i rossoneri trovano qualche incursione. Lampi nella notte. Alla mezz’ora lo squarcio sembra fare quasi giorno: De Feo con un tocco prezioso innesca un contropiede che viene snocciolato come una filastrocca. Un’equazione che sembra avere l’esito migliore, ma l’ultimo controllo in area avversaria stacca di nuovo la luce.

Gol mancato gol subito. Il calcio è fatto di regole semplici e di massime efficaci. Passano solo pochi minuti che nel deserto della retroguardia lucchese si fa avanti un predicatore solitario. Sulle spalle ha un nome importante, che incute rispetto. Forse è questo che impedisce ai difensori rossoneri di intercettare il Ronaldo de noantri, che ha tutto il tempo di prendere la mira e impalare la Pantera da fuori area. Uno a zero, Lucchese sempre più ultima, sempre più sola con i suoi punti di penalizzazione. La compagnia che non vorresti.

Colpo accusato, si riparte. Anzi no, c’è il tempo giusto per un caffè che il Novara è di nuovo lì. L’azzurro sulla maglia li fa giocare come la Nazionale, il bianco della Lucchese è come una bandiera di resa. E così Cinaglia tiene una lezione di geometria. Dall’angolo dell’area spiega una traiettoria che buca la rete rossonera sul lato opposto. Tutti restano lì a guadare il volo del pallone, come un aeroplano di carta dalla punta ben fatta. 

La Lucchese si muove come il Subbuteo. Un giocatore alla volta. Il tridente d’attacco è una ciocca che movimenta un po’ una statua che resta di cera. Il Novara corre, scarta, tira. Falcone dopo un primo tempo da rivedere viene chiamato al doppio intervento decisivo e marca presente. I difensori rossoneri sono travestiti da birilli in un’esame di guida. Così si mischiano le carte cambiando giocatori, si scambiano figurine cercando l’uomo giusto. E di uomini giusti ce ne sono due. A dieci minuti dalla fine Sorrentino segna il gol che squilla come una sirena e apre le porte all’arrembaggio rossonero. Pochi minuti dopo è un altro subentrato, Bortolussi, a pareggiare il conto e distruggere in un istante la tela che il Novara aveva tessuto per tutta la partita. 

La bella faccia piemontese cade a terra come un vetro spaccato. Con le infornate dei cambi la Lucchese ha messo la kriptonite in campo mentre il Novara ha tolto prematuramente gli uomini chiave. Ora l’ingranaggio si è rotto e i padroni di casa restano a piangere nervosi sul latte versato. La Pantera soffia il vento divino cercando la beffa tante volte subita in passato, ma il terzo gol non arriva. Ci si accontenta del punto secco, sempre meglio dei tre punti di sospensione che se presi dal Novara avrebbero costretto i rossoneri a un’altra settimana di inferno. 

A fine gara le maglie regalate agli indomiti in curva ospiti, lo scambio rituale fra la sacra effige e l’energia che i tifosi continuano a dare come una dinamo romantica. Al bar si continuerà a chiedersi come sarebbe andata se i cambi fossero arrivati prima. Anzi, se la Lucchese fosse partita subito con gli uomini giusti, la difesa a quattro e un orologio che non funzioni solo per dieci minuti. Intanto a Lucca le nuvole basse portano pioggia e schiarite poco convincenti. La società cambia pelle come un serpente che non si sa cosa abbia mangiato. Va in scena lo spettacolo bulgaro, anzi rumeno. E fra spettacolo e patibolo c’è un’assonanza che toglie il sonno. 


 



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