Detto tra noi

Nessuno colpevole, tutti colpevoli

lunedì, 15 settembre 2014, 09:29

di fabrizio vincenti

La vicenda che sta coinvolgendo alcuni tifosi rossoneri, segnatamente quelli seduti su una sedia a rotelle, è semplicemente vergognosa. Da giugno ll settore loro dedicato allo stadio Porta Elisa è stata abbattuto, con troppo ottimismo dalla società rossonera che credeva, illusa, di poter avere il via libera in tempi stretti per la ricostruzione di uno spazio più adeguato e, aggiungiamo, decente, di quella gabbia per polli che è stata usata per decenni. 

Una pia illusione in questa nostra Italia di passacarte che hanno come unico obiettivo evitare guai. Responsabilità. Rimbrotti. O peggio. Così, dopo che la Lucchese ha presentato un progetto per la nuova struttura, che se non erriamo risale a fine giugno-primi di luglio, è partita la macchina tritacarne delle burocrazia di questo stato che definire borbonico suona come un'offesa per il regno cancellato dai mille con Garibaldi in testa. 

Il via libera per la nuova struttura, che detto per inciso richiederebbe circa una settimana di lavoro e nel frattempo sono passati mesi, sono stati nell'ordine: del Comune, della Soprintendenza, del Coni. Ma, tanto per gradire, non è ancora giunto quello della Commissione di vigilanza, un organismo piuttosto pletorico, con dentro tutti ma proprio tutti gli enti che vi possono venire in mente, coordinato dalla Prefettura, che va a gettone e che non ha ancora dato la sua parola definitiva sulla vicenda che ormai pare collegarsi ai destini del mondo, su come strutturare lo spazio. I Nostri si sono divisi. Meglio una struttura a gabbia con tiranti o con un vetro? Un quesito amletico. Drammatico. Lacerante per tutti i membri della Commissione. E, come tutti i quesiti di questo genere, serve tempo. Naturalmente a fin di bene.

Peccato che il campionato sia iniziato e che i disabili stiano venendo sballottati da una parte all'altra, con l'ennesima dimostrazione di come in Italia il motto fondamentale sia: primo non prenderle: se c'è un problema, bene non prendersi responsabilità. Così nell'ultima gara gli stessi disabili sono stati invitati a firmare una dichiarazione di scarico di responsabilità: volete andare in campo e vedere la gara? Bene: firmate qui. Se arriva una pallonata, colpa vostra. Non è bastato nemmeno quello. Stavolta, di traverso si è messo l'arbitro. 

E nelle orecchie abbiamo ancora le urla di una mamma di due ragazzi disabili che grida la sua impotenza, la sua frustrazione nel vedere trattati come pacchi, naturalmente indesiderati, queste persone. Una scena da vomito. Che ti prende lo stomaco, almeno di chi non affoga la sua vita nelle carte e nei regolamenti. Una scena che dà la dimensione precisa quanto i deboli non abbiano protezione, al di là delle pelose parole di circostanza, da questi meccanismi tritatutto della burocrazia. 

Vedere trasportare queste persone come fagotti su per le scale della tribuna è una delle peggiori vergogne degli ultimi anni allo stadio. Altro che stadio per tutti. Altro che stadio per le famiglie. Altro che mille e mille accorgimenti, alcuni incomprensibilii secondo ogni buon senso, per garantire la sicurezza. L'immagine che ci rimane di domenica, oltre allo stadio che sostiene a mille i ragazzi di Pagliuca, oltre alla corsa gioiosa di Biasci, è quella di queste persone, è quella di uno storico tifoso rossonero che non accetta di farsi trasportare come un pacco e si vede la gara nel parterre di tribuna. O meglio, da lì non la vede. La sente soltanto. L'immagine ci fa un male pazzesco. Quello che non proveranno tutti i protagonisti di questa penosa vicenda. Siete tutti colpevoli. Comprese le associazioni di categoria e dei consumatori, che, per ora, non hanno mosso un dito. 



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