Detto tra noi

Prima ancora dei soldi, non avete idee

martedì, 25 giugno 2019, 15:08

di fabrizio vincenti

La fine annunciata. L'inevitabile. L'ovvio. La mancata iscrizione della Lucchese alla Lega Pro – perché il tentativo di chiedere una proroga alla Figc è quello che è, ovvero una manovra di chi sta provando a non far crollar tutto, con le conseguenze del caso in ogni sede e per tutti coloro che, a qualche titolo, hanno avuto le chiavi del comando dentro la Lucchese – ci è sembrata l'ennesima sagra dell'ovvio. Che il tentativo di Josef Ferrando e dell'avvocato Massone fosse destinato a schiantarsi è parso evidente, prima che ai cosiddetti esperti, alla gente comune. Che molto spesso ha più buon senso di guru e veggenti di ogni risma. 

Erano tante, troppe le zone di ombra: servivano i fatti. E i fatti non ci sono stati. Nemmeno il deposito dei 60mila euro necessari per l'iscrizione, a cui, bene ricordare, lo scorso anno provvide un socio rossonero di minoranza, mentre tanti, anche potenziali acquirenti che periodicamente si riaffacciano, promettevano. Quest'anno la corsa iscrizione non è mai partita. Marcella Ghilardi non è dovuta salire su di un treno e arrivare a Roma a una manciata di minuti dal termine ultimo. Niente, nel concreto, è stato fatto. Certo, Massone e gli altri si sono mossi, hanno verificato, transato, mediato, proposto, provato, ipotizzato. Ma a fatti concreti, e l'unico fatto dopo il miracolo colto sul campo era l'iscrizione, stiamo a zero. E quelli contano. L'unica costante rischia di essere il tentativo di prendere ancora tempo e non far chiudere la società che fu per un anno e mezzo di Arnaldo Moriconi, pardon di Città Digitali, in cui, come noto, Moriconi non ha nessun incarico né detiene quote. Casualmente, però, ogni soggetto che ha tentato di avvcinarsi alla Lucchese, anche i vari Aldo Castelli, Enrico Ceniccola e compagnia, si è rapportato, sino a dicembre scorso e anche dopo, all'imprenditore dalla ieratica barba. Evidentemente bravo a far da mediatore con la reale proprietà del club. 

I fatti, e quelli contano, non sono stati prodotti nemmeno dall'amministrazione comunale. A leggere l'intervista che il nostro Alessandro Lazzarini ha realizzato al sindaco Tambellini ci siamo commossi. Abbiamo immaginato questo uomo di cultura che scatta a bordo della sua mitica Vespa e con un piattino in mano bussa a tutti i centri di potere della zona, mettendo da parte la sua naturale ritrosia per questo tipo di operazioni. Ore e ore a inseguire, senza promettere nulla in cambio, ovvio, quei soggetti verso i quali solo in una circostanza, in sette anni, ci risulta abbia speso una parola di critica per la loro miopia cronica verso la città. Anzi per la loro totale grettezza. 

Abbiamo come visto quest'uomo sfinirsi al telefono nel tentativo di trovare un impianto alternativo. Un tentativo continuo, da levar il sonno, negli ultimi quindici giorni. Con i risultati simili a quelli colti in tanti altri campi dell'amministrazione di questa città. Zero. In verità, facciamo fatica a capire, perché questa corsa contro il tempo sia scattata negli ultimi quindici giorni, visto che a Palazzo Orsetti, parole loro, conoscevano lo stato del Porta Elisa da febbraio. Notizie che, nonostante la compiacenza di qualche collega bravo ora a coprire il lasso temporale, si sono ben guardati dal propagandare urbi et orbi. Magicamente sono uscite solo all'approssimarsi della scadenza fatidica. Sapevano, ma non hanno detto. Erano intenti a allargare le braccia, ma, assicura il consigliere Dinelli, ex (?) presidente della più inutile delle commissioni speciali, quella sulla Lucchese, non a gufare sulla salvezza della squadra. 

Parole che si stenta a credere siano state pronunciate, e invece sono state riportate dagli organi di stampa dopo l'ultimo consiglio comunale. "Non abbiamo gufato", ve lo giuriamo. Serve la precisazione nell'assise comunale. A Lucca, e crediamo in nessun altro posto d'Italia, succede anche questo. Succede che la delega di assessore allo Sport continui a essere nelle mani di uno stimato professionista, che non ne azzecca una che una, come molti esponenti della maggioranza confermano con imbarazzo fuori intervista. Ma che rimane in sella. Con la benedizione del leader maximo a cui però tocca, di fronte all'insipienza del suo collaboratore, provare a togliere le castagne del fuoco. Le castagne bruciano lo stesso e i polpastrelli che si strinano sono, a quel punto, quelli dell’assessore ma anche del sindaco. Che sbaglia nell’aver individuato il collaboratore per questo settore, sbaglia nel sostituirsi a esso nel tentativo di limitare i danni, sbaglia, infine, nel non toglierlo dall'imbarazzo di questa carica. 

E lui, imperterrito, resta lì. Del resto, rimuoverlo, o almeno levargli la delega allo sport individuando altri, sarebbe darla vinta alla Lucca Cattiva, a quella che è impresentabile. Che va persino allo stadio, un dettaglio da far contrarre i muscoli facciali dall'imbarazzo a più di un membro della giunta Tambellini. Diventa un problema politico. E avanti così. Ma ora ci sono da sciogliere due nodi cruciali. Primo: come e da chi far ripartire la nuova Lucchese. Secondo: cosa fare del Porta Elisa e anche dell'Acquedotto senza tribunette da mesi, impensabile fare calcio e attirare investitori senza una linea di marcia e assicurazioni sul futuro. E le castagne dal fuoco sono tutte del Comune: non ci sono più, non ci saranno più, proprietà fantasma e scatole cinesi. Per ora, l'amministrazione Tambellini e l'assessore invisibile, come lo hanno ribattezzato ironicamente sui social, non hanno portato nessun fatto concreto. Non c’è uno straccio di strategia, non c’è una linea da seguire. Si improvvisa. Si sospira. Si pensa alle scuole (che fanno altrettanta pena di tutti gli impianti sportivi). Si allargano le braccia. Si ricorda, come un mantra, che non ci sono soldi. Ma qui mancano anche le idee, le visioni del futuro, non è solo un problema di portafoglio, come vogliono far credere con il viso solcato da lacrime di coccodrillo. Li aspettiamo al varco. E non daremo loro tregua. 



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