Detto tra noi

Le scuse non bastano

venerdì, 21 maggio 2021, 07:51

di fabrizio vincenti

Sono passate ormai più di due settimane dalla retrocessione matematica in serie D della Lucchese e il tempo è trascorso senza grandi scossoni. Chi si attendeva qualche gesto (e noi eravamo tra quelli) è andato deluso. Sulla questione ci ritorneremo, visto che a nostro avviso è stato un grave errore. La dirigenza rossonera si è limitata a ribadire le sue scuse per quanto è avvenuto, senza peraltro  entrare nel merito di cosa non sia andato in questa stagione disgraziata. Probabilmente, viene da pensare, non è andato bene niente e l'elenco degli errori (frammisti all'assenza di buona sorte) sarebbe troppo lungo da stendere. 

La società, di fatto, si è limitata a rinnovare le sue scuse e girare pagina attraverso l'annuncio con tanto di conferenza stampa della convocazione della Conferenza dei servizi che ha sancito il primo passo concreto verso la realizzazione del nuovo Porta Elisa. Primo passo, lo diciamo subito, di una lunga serie. A differenza dei vertici rossoneri, restiamo però scettici sui tempi di realizzazione dei lavori. Conosciamo troppo bene l'infernale macchina burocratica per essere pronti a stappare la bottiglia di spumante. E se l'attuale giunta, alle prese ormai con le prossime elezioni dalle quali rischia di uscire malconcia, avrà tutto l'interesse a rivendere almeno questo successo o almeno dei passi in avanti, abbiamo ben presenti i tempi di realizzazione di opere che sono state "vendute" più volte all'opinione pubblica. Per i deboli di memoria, ci limitiamo a ricordare quante volte è stato annunciato il completo recupero del Mercato del Carmine, quante volte l'avvio dei lavori del nuovo ponte sul Serchio che sembravano dietro l'angolo, per non parlare della creatura mitologica che risponde al nome di Assi viari. Ma l'elenco sarebbe sterminato. Ci fermiamo qui non per carità di patria, ma solo per non tediare i lettori. 

Intendiamoci: il progetto stadio, oltre a essere bellissimo, è sicuramente una delle poche carte giocabili per garantire una qualche forma di rilancio, ma sui tempi manteniamo le nostre riserve. Del resto, qualcuno ha spiegato (sia Comune, sia Lucchese) cosa sia realmente successo dal settembre scorso quando fu presentato il primo progetto al protocollo di Palazzo Orsetti? Basta andare a rivedersi le dichiarazioni di allora dell'assessore allo Sport Stefano Ragghianti. "Mi auguro che nell'estate prossima si possa arriva all'aggiudicazione dei lavori. Chiaro che dipenderà dalle eventuali modifiche richieste dalla conferenza dei servizi e senza mai dimenticare che questi percorsi sono minati, come dimostrano tante esperienze": ecco cosa dichiarava l'otto settembre scorso il titolare dello sport cittadino. Appare evidente che quest'estate non si aggiudicherà nulla: ora la scadenza per vedere tirare il primo colpo di piccone, secondo i dirigenti rossoneri, dovrebbe essere nella primavera prossima. Salvo nuovi ritardi.

Accanto alla vicenda stadio, però, c'è quella tecnica. Che è immediata. Improrogabile. Grave. La Lucchese è reduce da un clamoroso flop e si trova oltretutto in un vero e proprio limbo. Formalmente in serie D, spera sempre di essere riammessa contando sul fatto che qualche società possa non avere la forza di iscriversi. Le probabilità, onestamente, non sono quantificabili, almeno al momento: troppe le variabili da tener presenti, alcune delle quali non ancora conosciute. A partire dalle condizioni a cui dovranno iscriversi le società che hanno mantenuto il diritto alla C. Ovvio che quanto più stringenti saranno, quanto più qualche sodalizio potrebbe gettare la spugna. Sarà così o, complice la pandemia, verranno allargate le maglie? C'è poi la questione su come verranno definite le graduatorie della riammissione e la relativa posizione del club rossonero. Tante, troppe variabili. Sarà un tormentone che potrebbe andare avanti sino dopo la metà di luglio.

Nel frattempo, la società dovrà trovare allenatore, confermare o meno il direttore sportivo, allestire almeno una parte della rosa. Con un imperativo: non sbagliare. Perché le scuse, davvero, servono a poco. Serve riuscire a programmare in modo meno dilettantistico di quello che è stato fatto sinora,sia pure con tutte le attenuanti del caso. Serve riacquistare la fiducia della piazza che è come mai ai minimi termini e che della serie D non vuole nemmeno sentire parlare, ma che con la quale purtroppo dovrà, salvo colpi di scena, fare nuovamente i conti. E per riacquistare la fiducia, accanto al plastico dello stadio che rischia altrimenti di essere un paravento, serviranno scelte tecniche giuste. Concrete. Che riaccedano un minimo la speranza. Le scuse non bastano più. 

 

 



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