Detto tra noi
lunedì, 7 giugno 2021, 21:18
di fabrizio vincenti
Difficile non provare un brivido nel vedere le immagini, il filmato, il plastico di quello che dovrebbe, potrebbe, sarebbe o sarà il nuovo Porta Elisa. Difficile non darsi un pizzicotto e chiedersi se si sta sognando a vedere il rendering di uno stadio da 16mila posti tutti coperti, che salva l'identità del Porta Elisa così come lo conosciamo e lo amiamo e lo lancia nel futuro. Difficile non rimanere insensibili a quello che è un impianto da sogno, davvero di avanguardia, ma la presentazione del nuovo Porta Elisa voluto dalla Lucchese e dalla Aurora Immobiliare non ci ha lasciato solo sensazioni positive.
Detto che, ma non era probabilmente la serata giusta, nulla è stato spiegato sui tempi di realizzazione, sui costi di dettaglio, e anche sui rapporti che dovranno esserci tra la società che gestisce l'impianto e la Lucchese. Nessun chiarimento su quello che sarà il contributo che dovrebbe arrivare nelle casse rossonere. Niente nemmeno riguardo a un altro aspetto cruciale, ovvero come si potrà garantire il raggiungimento di consistenti risultati sportivi senza i quali, inutile dirlo, il Porta Elisa sarebbe, almeno calcisticamente, una cattedrale nel deserto. Ci riproponiamo di avere tutti i chiarimenti, visto che non era possibile porre domande e visto che la presentazione ha assunto i connotati della show. Oltre che della passerella. Ovviamente dei politici. Molti dei quali, per non dire quasi tutti, sanno dov'è il Porta Elisa perché nella toponomastica cittadina c'è via dello Stadio. E, con una scontata operazione di deduzione logica, devono aver maturato la convinzione che in via dello Stadio ci sia, appunto, uno stadio. Che a Lucca, nonostante l'opera periodica di qualche pasdaran della rieducazione della memoria, per ora si chiama (ancora) Porta Elisa. Via dello Stadio-Stadio-Porta Elisa: ecco quanto pare possibile ricavare dai loro interventi che anche nella bellissima chiesa di San Francesco non hanno saputo che confermare la superficialità quando non il distacco che li separa dalla Lucchese e dal suo mondo.
Prima di tutto il sindaco Tambellini, che non ha mai brillato, e gli va riconosciuto, quando si parla di calcio. "Siamo molto ben impressionati dal progetto – ha chiosato – che ridà una grande qualificazione a uno stadio così glorioso, chiaro che un'operazione del genere non può andare che di pari passo con un progetto sportivo. Il progetto del nuovo stadio ha anche caratteristiche sociali, chiaro che se si parla di commerciale, meno si interseca con l'esistente, meglio è. Siamo una pubblicazione amministrazione e dobbiamo percorrere il percorso, tuttavia saremmo molto molto felici se arrivassimo alla realizzazione. Importante è che il percorso sia fatto nella chiarezza e nei tempi che sono richiesti e nel rispetto delle norme e siamo convinti sia anche il desiderio per chi ci ha proposto il progetto". Lo abbiamo riportato così come l'ha detto. E senza addentrarci nella dietrologia che ha contraddistinto questi mesi "buttati" dopo la presentazione del primo progetto (settembre 2020) non ci vuol molto a capire che il primo cittadino si è sicuramente più esaltato all'ultima mostra di prodotti di agricoltura oppure all'inaugurazione di qualche progetto resiliente. Qualche dubbio ci pare alberghi nella sua mente, oltre naturalmente – ma chi del resto sosterrebbe il contrario? – sulla necessità di tenere un percorso amministrativo immacolato. Ci mancherebbe. Ma le parole sembravano tolte dal repertorio dell'indimenticabile professor Catalano di arboriana memoria.
E se qualcuno, per un attimo, incoscientemente, ha sperato che l'assessore allo Sport Ragghianti regalasse una goccia di entusiasmo ai presenti, è andato altrettanto deluso: "E' un punto di arrivo e di partenza – ha aggiunto – sentiamo lo stacco tra una serata come questa e la storia degli ultimi dieci anni calcistici a Lucca: questo scarto va colmato e che abbiamo davanti una strada diversa. E' un percorso molto complicato e difficile, non sappiamo quali tempi e modi abbiamo davanti. Abbiamo una disciplina speciale che resta comunque una disciplina complessa che prevede sette passaggi, il cui primo sarà la prossima settimana, a fronte di molti meno passaggi negli altri paesi d'Europa". E' mancato solo il classico "ricordiamoci che dobbiamo morire" e qualche frustata di autoflagellazione a completare il quadro. Una certa freddezza – notate bene i passaggi del sindaco sulla parte commerciale dello stadio, quando la stessa amministrazione sta di fatto valutando migliaia di metri quadrati prospettati per analoghe funzioni nel progetto Manifattura della Fondazione Cassa – che crediamo abbia colpito i presenti e forse lo stesso presidente Russo che ha subito ripreso la parola per sottolineare come il progetto sia ambizioso ma che non possa essere perso per la burocrazia, invitando i politici a fare la loro parte. Sarebbe stato così difficile dire che ogni sforzo sarebbe stato indirizzato per il risultato finale? Che la macchina comunale era pronta a fare la sua parte comprimendo ogni tempo morto? Che il progetto era un orgoglio per la città? Probabilmente, per questa classe politica, sì. Per questa volta, dopo mesi di rinvii mai spiegati sino in fondo, i politici hanno prodotto comunque un effetto. Sconfortante. Va bene la prudenza, condivisibile, ma si è andati oltre: avrebbe accusato una defaillance anche Rocco Siffredi di fronte a cotanto entusiasmo.
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