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Giovannini e la promozione in C1: "Il ritorno a Lucca e i tifosi in autostrada, quanti ricordi"

sabato, 25 aprile 2020, 18:38

di diego checchi

Paolo Giovannini, DG del Pontedera, commenta a distanza di 10 anni esatti (era il 25 aprile 2010) la vittoria di Carrara che riportò la Lucchese in C1. Con lui abbiamo affrontato anche diversi argomenti su quella che è stata la sua esperienza con la Lucchese e non si è sottratto ai temi più spinosi. Giovannini  sta continuando a mietere risultati: la sua squadra è la seconda  più giovane tra i professionisti a pari merito con la Pro Vercelli e dietro solo al Fano ma rispetto alle concorrenti vanta risultati in campionato decisamente migliori.

Ci racconta come è nata la cavalcata che riportò la Lucchese in C1?

"Credo che le fondamenta furono gettate nell'estate 2008, quando tanti giocatori che sposarono il progetto erano già di categoria superiore come Venturelli, Galli e Belluomoni tra gli altri. In tanti avevano già lavorato con me e furono sollecitati dalla voglia di un percorso vincente che poi si realizzò. Poi chiaramente arrivarono innesti importanti come Lollini e Pennesi ad esempio. Ricordo tutti con immenso piacere e soddisfazione, anche tutto lo staff tecnico e gestionale con persone come Favarin, Guidi, Ducci e il segretario Benedetti persone con cui abbiamo condiviso tutto il percorso. Ecco, quando si parla di programmazione nel calcio, quello ne fu proprio un bell'esempio. In fondo non ci furono grandi stravolgimenti dalla squadra che vinse la Serie D". 

Poi arrivarono anche Michelotti e Biggi.

"Certo, proseguimmo sulla stessa linea cercando persone che erano nate o cresciute nel territorio lucchese". 

Quanto fu importante Favarin?

"Tantissimo, avevamo fatto già una buona esperienza insieme a Castelnuovo Garfagnana. D'altra parte partivamo in ritardo e avevo necessità di avere certezze sia nei metodi di lavoro che nei rapporti umani. Per cui cercai persone di cui mi fidavo, portai anche tanti giocatori  che conoscevo, addirittura Venturelli e Galli erano miei assistiti quando facevo il procuratore".

Quando capì che si sarebbe potuto vincere quel campionato di C2?

"Il giorno che Taddeucci fece gol col Prato, io ero a vedere il San Marino perché avremmo potuto giocare con loro lo scontro diretto decisivo dopo poche giornate. Con il San Marino del nostro amico Grassi, che ci raggiunse l'anno dopo, avevamo lottato punto a punto tutto il campionato e anche se non è mia abitudine non essere presente alle gare della mia squadra, dopo aver parlato con Favarin decidemmo che sarei andato a "gufare" il San Marino. Seguii tutta la partita con il Prato al telefono con Paolo Giani, il San Marino non riuscì ad andare oltre il pareggio, fu un trionfo a distanza...".

E la vittoria di Carrara?

"Avvenne in un clima surreale per la mancanza dei tifosi a cui fu negata la trasferta, ma che ci accolsero in autostrada. E poi l'arrivo in Piazza Grande fu veramente toccante, non ci aspettavamo una cosa del genere, solo una piazza come Lucca poteva organizzare una festa così".

Come ricorda l'esperienza di Lucca?

"Io ho sempre cercato di fare il lavoro da buon padre di famiglia e mi dispiace ancora adesso quando l'ultimo anno, per cercare di dare una scossa all'ambiente, ho  fatto la scelta di cambiare Favarin, che è rimasto sempre un mio amico. Fu anche una scelta coraggiosa perché riportai Indiani, che non era troppo amato a Lucca per i suoi trascorsi. Guardando ai risultati sportivi, devo dire che sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto a Lucca, anche se i successi sono stati annebbiati dal fallimento, dovuto esclusivamente ai problemi economici che si sono creati in seguito alla mancata realizzazione del progetto stadio. La gestione tecnico-sportiva della Lucchese era stata buona e non sarebbe stato un problema iscriverci... La Lucchese era stata accorpata alla società Progetto e Futuro che era proprietaria dei terreni di San Donato e avrebbe dovuto occuparsi della costruzione dello stadio. In teoria era una prospettiva interessante, dava l'idea di un progetto importante ed io credevo davvero che avremmo potuto fare grandi cose. Purtroppo però questo si rivelò un boomerang e il debito bancario che si accumulò per il progetto stadio trascino a fondo anche la società sportiva. Abbiamo provato a salvare la situazione fino alla fine ma  nonostante gli sforzi non siamo riusciti a trovare nessuno che si accollasse i debiti. Debiti che, come ripeto, non erano dovuti alla gestione economica dalla squadra in se ma alle difficoltà della proprietà, tant'è vero che poi sia la Cipriano Costruzioni che la Valore hanno avuto dei seri problemi. Io non ho mai fatto il passo più lungo della gamba rispetto a quello che la società poteva permettersi e La Lucchese vantava anche crediti in Lega, e proprio grazie a quello tanti giocatori sono poi riusciti a riscuotere le loro spettanze dopo il fallimento".

Tornerebbe a Lucca?

"Credo che i tempi non siano ancora maturi, tanti mi ritengono responsabile del fallimento perché ero nel CdA. Io però ho sempre difeso la mia posizione perché ho sempre fatto il bene della Lucchese, ma se qualcuno non ne è convinto, allora non ci sono i presupposti perché ritorni. Io adesso sono a Pontedera e sono contento di poter continuare a fare questo lavoro, ma sono un professionista, ho un rapporto sereno con tutti e ho mantenuto rapporti cordiali con l'ambiente rossonero, con la dirigenza, con la stampa e in fondo anche con una buona parte della tifoseria. Mi dispiace molto che qualcuno mi ritenga un nemico. Anche adesso mi sento spesso con Deoma ad esempio, poi ovviamente sul campo è un'altra storia".



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