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Viscidi: "Quando sento parlare di Lucchese, mi si illuminano gli occhi"

mercoledì, 22 aprile 2020, 17:23

di diego checchi

Un maestro di calcio. Uno di quelli che, per chi scrive, è stato fondamentale nella sua crescita professionale. Una persona che mette prima di tutto l'aspetto umano e poi quello tecnico. Un professionista, un allenatore che non lascia niente al caso, che amava spiegare su una lavagna gli schemi da dover fare in partita. Un lavoratore instancabile, uno che per il calcio poteva lavorare anche 24 ore senza mai fermarsi sacrificando tutto e tutti. Questo è Maurizio Viscidi. Lo abbiamo intervistato e le emozioni sono state tante perché è bastato un minuto al telefono per capire che non è cambiato di una virgola. Adesso fa il coordinatore tecnico di tutte e sette le squadre giovanili della Nazionale italiana. Ma è sempre lo stesso, senza la puzza sotto il naso che ama spiegare il suo lavoro con grande passione questa è un'intervista che ci ha aperto tanti orizzonti. Poi, ovviamente, abbiamo parlato anche di Lucchese, una squadra rimasta nel suo cuore. 

Come sta vivendo questo momento di emergenza sanitaria?

"Oltre che a rispettare le regole, la paura di questo virus mi porta a stare molto attento. Vivo lavorando da casa e abbiamo scoperto le videoconferenze a distanza, quindi mi sto adattando abbastanza bene alla nuova realtà. Il coronavirus ha portato questo nuovo metodo di contatto che permette di collegarmi con gli allenatori e gli osservatori per un paio di volte alla settimana. Proprio in questi giorni abbiamo fatto una lezione per i nostri tecnici e per osservatori con Arrigo Sacchi che è stato il relatore della conferenza".

Il movimento giovanile del calcio italiano è cresciuto a dismisura. Quali sono stati gli ingredienti che hanno portato a questo?

"Le cose più importanti che hanno migliorato il sistema giovanile delle nazionali sono state: innanzitutto il progetto che ha voluto Arrigo Sacchi a partire dal 2010. Inoltre è migliorato il rapporto con i club, abbiamo aumentato le partite internazionali da far disputare alle nostre squadre e cambiato tutti gli allenatori. Poi c'è stata la riforma dei campionati giovanili a livello Primavera che ha aumentato la qualità e la competitività. Anche questo è stato un bel vantaggio".

Quali parametri vengono utilizzati per capire se un giocatore è da Nazionale?

"Usiamo un acronimo denominato TIPSS, ovvero: La T sta per tecnica, la I per intelligenza calcistica, che è importantissima, la P per aspetto psicologico, la S sta per Speed cioè velocità tecnica che di pensiero ed infine l'ultima S sta per struttura. Questi sono i parametri sui quali ci basiamo"

Come coordina le sue giornate? Qual è il suo lavoro nello specifico?

"In tempi normali, quando ci sono i raduni e le partite internazionali, sono sempre con le squadre perché devo vedere allenamenti e partite. Quando non c'è il raduno bisogna vedere le gare delle squadre dei club. Inoltre una volta al mese facciamo una riunione molto lunga di 2 o 3 giorni per migliorare e affrontare le problematiche con i nostri tecnici e osservatori a Coverciano e preparo gli argomenti su cui discutere".

Secondo lei, per allenare una Nazionale, ci vuole un selezionatore o un allenatore?

"In teoria ci vogliono tutti e due: il selezionatore è importante per individuare subito il talento, ma con l'area scouting che abbiamo è più facile individuarlo. L'allenatore invece deve essere molto sintetico perché c'è poco tempo per allenare e per far diventare un gruppo di giocatori, una squadra. Comunque deve avere il 50 % di una cosa e il 50 % dell'altra".

Dalla quello che abbiamo capito, volete cambiare anche il modo di vedere il calcio.

"La cosa più importante è cercare di cambiare lo stile del gioco. Stiamo cercando di cambiare la tradizione italiana e fare un calcio più offensivo e di manovra, anche per far migliorare molto i ragazzi. Il calcio offensivo è più produttivo. In più abbiamo un settore di match analyst che tiene molto conto delle statistiche aiutando gli allenatori in determinate situazioni".

Per quale motivo ha deciso di non fare più l'allenatore e ricoprire il ruolo di coordinatore tecnico delle nazionali giovanili italiane?

"Questa scelta è stata un pò casuale. Nel 2010 mi ha chiamato Arrigo Sacchi e mi ha proposto di entrare a far parte della Nazionale. La mia prima domanda è stata: "Va bene mister, che squadra mi dà?" e lui: "nessuna squadra, farai il mio collaboratore". Allora accettai subito. Per quattro anni ho fatto il suo vice poi sono diventato coordinatore".

Quanto le manca la panchina?

"Non mi manca perché questo ruolo mi piace, però dell'allenatore mi manca il veder crescere mia la squadra e di vederla giocare come l'ho impostata. Però sono molto contento di quello che faccio, trovo più stimolante questo modo di lavorare rispetto a quello dell'allenatore".

C'è chi diceva che il suo ruolo ideale era quello di stare dietro a una scrivania ad insegnare calcio.

"Molto probabilmente sono più bravo ad insegnare che ad allenare, per quanto bisogna dire che da allenatore mi sono tolto diverse soddisfazioni. Magari avevo più l'etichetta del teorico che di quella del pratico".

Che cosa ci dice di Lucca? 

"Innanzi tutto ogni volta che sento parlare di Lucchese mi si illuminano gli occhi. A Lucca ho passato due anni molto formativi. Gli ex giocatori che avevo, li sento meno, ogni tanto ho sentito Bruno Russo e non sono in grado di valutare il lavoro che stanno facendo adesso con la nuova Lucchese, sia dal punto di vista tecnico che morale. Spero di aver insegnato loro anche l'etica del lavoro. Posso dire che a Lucca sono riuscito ad avere un bel rapporto con tutti, anche perchè ho trovato persone con cui mi sono sentito a mio agio. I rapporti sono fondamentali per avere buoni risultati. Se ci sono tensioni non è mai costruttivo. Gli anni nella vostra città sono stati molto formativi. Sono stato molto bene, mi manca quel periodo al Porta Elisa, che con una squadra molto giovane riuscimmo a centrare i playoff". 

Nell'Italia Under 21 c'è un ex rossonero come Matteo Gabbia. Cosa pensa di lui?

"È con noi da tanto, ha fatto tutte le nazionali giovanili. Le nazionali giovanili gli hanno dato molto in termini di credibilità, anche in momenti difficili come quello della Lucchese dello scorso anno. Sono contento che la sua serietà sia stata ripagata con un rinnovo di contratto e con l'esordio da titolare in prima squadra nel Milan".

Qual è il suo obiettivo professionale per il futuro?

"Mi piace portare avanti questo lavoro che sto facendo. E poi sarebbe bello riuscire a mettere insieme tutte le componenti del calcio sotto un'unica figura. Ma credo rimarrà un sogno perché ogni struttura ha una sua entità". 



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