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Biato: “Finché potrò, allenerò: questa passione è nel mio dna"

venerdì, 8 maggio 2020, 16:16

di diego checchi

Enzo Biato ritorna a parlare a Gazzetta Lucchese dopo tanto tempo. E lo intervistiamo volentieri perché non è uno che ama i riflettori, ma è uno quando dice le cose, le trasmette da dentro il cuore. È a casa e attende di capire come andrà a finire questa stagione, essendo il preparatore dei portieri della Pistoiese. Segue ogni giorno l’evolversi delle vicende della Lucchese perché è molto legato alla nostra città e si sente ormai un lucchese d’adozione: “Adesso sono alla Pistoiese e mi trovo bene. Ho trovato un ambiente più o meno simile a quello di Lucca, gente che ha voglia di fare per la sua città. Durante la scorsa stagione avevo abbandonato per determinati motivi, poi sono rientrate da fuori le mie figlie e ho potuto ripartire anche per distrarmi un po’ dai problemi di mia moglie. Lei stessa mi ha spinto a ripartire. Poi, purtroppo, è successo quello che è successo e devo ringraziare anche la Pistoiese per essermi stata vicina e avermi permesso di poter continuare a lavorare”. 

Quindi alla fine le è tornata la voglia di allenare.

“Finché potrò allenerò perché questa passione è nel mio dna”.

Le differenze tra il campionato di quest’anno e quello dello scorso?

“L’anno scorso è stato un campionato particolare. Eravamo sempre in emergenza, ma c’era una compattezza, un’unione assoluta, dai giocatori ai tifosi. Un campionato irripetibile. A Pistoia è stato un campionato dignitoso nonostante tanti giovani, data la politica societaria. Magari dalla squadra della Pistoiese di quest’anno potranno venir fuori diversi ragazzi interessanti”.

Come portieri ha Pisseri, Salvalaggio e Leggiero. Tre elementi con caratteristiche diverse.

“Si, è vero ma tutti e tre ci stanno dando una grande mano”.

Secondo lei in questo momento il calcio deve passare in secondo piano?

“Io prima risolverei tutte le situazioni riguardanti la salute e poi penserei al calcio. Anche perché continuare a giocare e isolare completamente è impossibile. Spero e mi auguro vada tutto bene e si possa riprendere presto, ma non penso. Se pensiamo che a Bergamo una delle cause più grandi di contagio è stata la gara tra Atalanta e Valencia, dovrebbe far riflettere”.

Con questa emergenza, stando fermi, come cambia il lavoro dei portieri?

“In questo momento ci sentiamo per telefono. Ho inviato dei video da vedere e varie cose sulle chat collegate alla Lega. I miei portieri riescono ad aggiornarsi, ma a livello pratico sono fermi perché sono sospesi tutti gli allenamenti. Dovremo attendere la decisione del governo ma penso si vada verso la chiusura”.

Ha la sensazione di aver interrotto un lavoro con loro?

“Come tutti gli anni penso che ci sia una cosa che pretendo e che mi piace del mio lavoro: quella di instaurare un rapporto di collaborazione in tutti i sensi con i portieri. Come a Lucca anche a Pistoia ho trovato ragazzi che avevano voglia di fare e imparare. Spero di poter proseguire e lavorare con loro per completare il percorso di crescita interrotto”. 

Riguardo a Falcone, ha fatto un grande lavoro su di lui.

“È arrivato a Lucca un po’ in ritardo, poi ha capito da solo che vuole fare il portiere. Penso bisogna dar merito anche a Pagotto che ha saputo continuare e stare dietro a un ragazzo che fino a qual punto era stato allenato da un’altra persona. Falcone ha dimostrato intelligenza e ha capito che vuole fare il portiere, avendo grandi mezzi fisici e tutte le possibilità per sfondare. Adesso è nella rosa della Sampdoria e gli hanno anche rinnovato il contratto”.

In effetti ha grandi mezzi fisici.

“Già nella categoria di Serie C si vedevano le potenzialità per categorie superiori”.

Poi c’era Aiolfi come secondo.

“Un ragazzo serissimo, un portiere che ha fatto vedere di poter reggere la categoria. L’unica sua pecca è il fisico, ma è veramente un ragazzo preparato. Adesso gioca in Serie D. Comunque, sia con lui che con Falcone è impossibile non affezionarsi”.

C’erano anche Bacci e Scatena. 

“Sì, due ragazzi che venivano ad allenarsi con la prima squadra e cercavano di imparare. Gli auguro con tutto il cuore le migliori fortune”.

Che cosa si porta con sé di Lucca?

“Io non sono di Lucca, ma è la città dove abito, dove ho amici, ho tutto a Lucca e la porto sempre nel mio cuore e se ci fosse da dare una mano in futuro, non potrei dire di no”.



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