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Nicastro: "Dopo 10 anni ho ancora i brividi a ripensare alla Lucchese"

sabato, 2 maggio 2020, 09:06

di diego checchi

Federico Nicastro si racconta a Gazzetta Lucchese. La sua storia ha dell’incredibile e lascia intendere come un cambiamento di vita possa realizzarti di più a livello personale. Lo abbiamo contattato in Svizzera dove ormai vive da 7 anni e francamente è stato un fiume in piena. Ha raccontato come si vive il mondo del calcio in quel paese, le sue esperienze passate e le sue aspirazioni future, senza dimenticare, ovviamente, l’esperienza italiana e quella di Lucca che ricorda sempre con grande piacere. Scrivere questa intervista apre orizzonti e sfaccettature diverse anche al giornalista, ma soprattutto, crediamo, a voi lettori. 

Che fine ha fatto Federico Nicastro?

“Abito a Berna in Svizzera da 7 anni. Lavoro alle poste centrali della mia città e faccio il preparatore dei portieri per le giovanili Under 18 e Under 21 del Neuchatel Xamax, che milita nella serie A svizzera"

Come mai ha deciso di andare a vivere in Svizzera? 

“Ho avuto un percorso abbastanza assurdo. Praticamente ho smesso di giocare in Italia nel 2012. Militavo in C2 nell’Ebolitana. Sono andato in Svizzera a lavorare in un casinò. Dopo 2 anni senza calcio ho ricominciato nell’ottava serie svizzera. Dopo varie vicissitudini e campionati vinti, sono arrivato in Serie B a fare il terzo portiere in una squadra gloriosa come il Neuchâtel Xamax. In quella stagione di tre anni fa sono riuscito a giocare anche qualche partita e vincere il campionato. L’anno successivo sono rimasto in Serie A come terzo portiere anche se non ho mai giocato. Comunque ho avuto l’opportunità di andare in panchina una decina di volte contro squadre blasonate come il Basilea, lo Young Boys, il San Gallo, tutte compagini che hanno partecipato e giocato la Champions League. Il campionato svizzero è formato da un unico girone da 10 squadre. Retrocede soltanto l’ultima in classifica e la penultima gioca lo spareggio di andata e ritorno contro la seconda classificata della Serie B. L’anno scorso siamo arrivati a giocarci quello spareggio classificandoci penultimi e perdendo per 4 a 0 la gara di andata in casa contro la seconda classificata della Serie B. Clamorosamente abbiamo vinto per 4 a 0 la gara di ritorno e poi ai rigori, salvandoci in maniera incredibile”.

Come funziona il calcio svizzero?

“In Svizzera mi sono trovato benissimo. Il Neuchâtel Xamax era fallito anni fa e pian piano ha vinto campionati per poi tornare nella Serie A svizzera. Avevamo anche buoni giocatori di varie nazionali (Kosovo, Costa d’Avorio, Lituania, ecc, ecc…). In Svizzera si allenano la mattina e il mercoledì c’è doppio allenamento, così il pomeriggio è possibile svolgere un altro lavoro. Una cosa simpatica e molto diversa dall’Italia è sul pre partita: praticamente le squadre non vanno mai in ritiro, perché ci sono spostamenti brevi per andare nelle altre città. Massimo 3 ore di pullman”. 

Perché ha deciso di smettere?

“Per un doppio motivo: il primo è mia figlia nata ad ottobre. L’altro motivo è stata la possibilità di lavorare alle poste e contemporaneamente allenare i portieri del settore giovanile. L’ho valutata come un’occasione. Alla mia età non credo si possa tirare ancora a lungo a giocare. Sono felicissimo perché ho dei portieri che sono stati convocati anche nelle Nazionali giovanili svizzere. Qui ci sono dei corsi per diventare preparatore dei portieri con 3 livelli (4 dal 2020). Sto facendo gli step per superarli tutti e massimo tra un anno e mezzo potrò allenare i portieri anche in Serie A svizzera”.

Le tv seguono il calcio?

“Pensate che nelle gare più importanti abbiamo fatto anche 12000 persone allo stadio. La media è di 6-7000 persone che seguono la squadra. Però Le gare sono in diretta tv su 2 canali: uno a pagamento e uno in chiaro”. 

Pensa di tornare in Italia prima o poi?

“Sono qui da sette anni. Sono contentissimo, ci sono tante possibilità di lavoro, anche nel calcio c’è possibilità di evolvere e di migliorare per magari aspirare anche a qualcosa di diverso. Non penso di tornare in Italia, anche perché mia moglie lavora in una multinazionale farmaceutica e siamo felici qui”.

Quanto le manca il calcio italiano?

“Mi manca. Lo seguo tutto, dalla Serie A alla Promozione. Ho molti amici che giocano, che fanno i Direttori sportivi, ho mantenuto contatti anche con miei ex allenatori tipo Quironi e Favarin. Il calcio italiano mi manca per la passione e per il “colore” che c’è intorno. Però qui stanno superando l’Italia a tutti i livelli. È un piccolo paese ma ben strutturato, anche nel ranking FIFA la Svizzera è nei primi 10 posti. La struttura è molto professionale, soprattutto a proposito della preparazione dei portieri. Dobbiamo un seguire le indicazioni della Federazione e ogni tanto degli incaricati vengono a vedere i nostri allenamenti per darci una valutazione. Per di più la Svizzera è influenzata da varie culture (Germania, Francia, Italia) e quindi c’è anche uno scambio di idee e parliamo varie lingue. Io ne parlo quattro. La principale è il tedesco, anche se con i portieri parlo un po’ tedesco e un po’ francese”.

Tornando alla sua esperienza di Lucca, che esperienza è stata?

“Dopo 10 anni ho ancora i brividi a ripensarci. Un’annata stupenda. Giocai 29 partite più o meno. Ho avuto la possibilità di incontrare ragazzi con cui avevo già giocato (quasi tutti). Quindi era un po’ come tornare in famiglia. Dai primi giorni di ritiro rimasi impressionato dalla squadra e capii subito che potevamo vincere il campionato. Poi quel modulo offensivo che Favarin proponeva era eccezionale. Oltre le individualità, c’era proprio un gruppo forte. Durante la settimana si vedeva già cosa avremmo fatto la domenica”.

A distanza di 10 anni sente di aver fatto la scelta giusta non avendo rinnovato il contratto nell’estate successiva alla promozione in C1?

“Lo rifarei. È stata una decisione giusta. Molto probabilmente non rientravo nei piani della società. Ricordo che mi incontrai un pomeriggio con Giovannini e lui voleva tenermi a tutti i costi ma sapendo che arrivava un portiere esperto come Pardini e Pennesi sarebbe dovuto rimanere in gruppo, avrei rischiato di diventare addirittura il terzo portiere. Quindi decisi di andare al Savona dove feci un bel campionato. Poi altre avvunture calcistiche fino alla Svizzera dove ho vissuto una serie di cose incredibili. Anche se ricordo sempre con piacere Lucca. Nel calcio mi sono tolto grandi soddisfazioni vincendo 8 campionati e dalla Promozione quando avevo 17 anni sono riuscito ad arrivare in Serie C1 e alla Serie A svizzera. Quindi cosa potevo chiedere di più?”



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