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Il dottor Tambellini fa 30 anni in rossonero: "Ero giovane e sono diventato anziano con la Lucchese"

mercoledì, 30 giugno 2021, 08:43

Con la stagione che si conclude oggi Adolfo Tambellini, medico sociale rossonero, festeggia trenta campionati con la Lucchese in quasi quarant'anni e quindi era giusto e doveroso celebrare questo traguardo con un'intervista per mettere in risalto tutto quanto ha fatto per i colori rossoneri. Il dottore, adesso, è in vacanza a Taormina e chi lo conosce sa che è pronto a ripartire la prossima stagione, anche se nel corso della chiacchierata rimane sul vago.

Quando ha iniziato con La Lucchese?

"Ho iniziato quando è entrato il presidente Casanova nel 1983 con Costantino Carli che era già il medico della Lucchese da diversi anni. Ero giovane e sono diventato anziano con la Lucchese, negli anni ho collaborato con tantissime persone e mi piace ricordare tra i tanti Enrico Castellacci e Alvaro Vannucchi. Con Alvaro soprattutto abbiamo formato un connubio indissolubile,  c'è un rapporto di amicizia e stima che è solidificato nel tempo, un rapporto fraterno. Negli anni Alvaro e io abbiamo avuto anche diverse richieste ma non abbiamo mai voluto allontanarci da Lucca".

Qual è stato il momento più bello?

"Beh, sono stati davvero tanti. Le vittorie dei campionati, gli anni della Serie B, la Coppa Italia, ma il nostro lavoro non è legato direttamente ai risultati. Il nostro è un lavoro in ombra, dietro le quinte, non siamo certo noi i primi attori". 

Come vive le partite?

"Sempre con un occhio rivolto al gioco per vedere se può succedere qualcosa di grave dal punto di vista patologico. Poi chiaramente essendo di Lucca e avendo passato tanti anni al seguito della squadra non mi sento certo solo un dipendente, ma come un soggetto che vive e soffre la partita con un pathos speciale. Per me il calcio è la Lucchese!" 

 Lei ha lavorato con tanti allenatori...

"Certo, anche con alcuni allenatori molto importanti come Orrico, Lippi, De Canio, Burgnich, Fascetti e Bolchi. Ma per me erano importanti anche allenatori come Viscidi, D'Arrigo o Discepoli perché il medico deve essere in simbiosi con l'allenatore altrimenti diventa difficile gestire il lavoro".

E dei giocatori con quali ha ancora rapporti?

"Sono tanti, da quelli che hanno fatto carriere brillanti a quelli che magari hanno avuto meno visibilità. La cosa che mi preme dire è che non ho mai avuto uno screzio con nessun giocatore e per me erano tutti uguali, sia chi faceva 20 gol in un campionato come quello che in un campionato 20 minuti li giocava".

Com'è cambiato il lavoro negli anni?

"In oltre trent'anni è cambiato nel senso che c'era molta più clinica mentre ora si lavora più con la diagnostica per immagini come T.A.C ed ecografie. All'inizio contava di più l'esperienza del medico, adesso ogni diagnosi deve essere confermata dagli esami strumentali".

Quest'anno abbiamo vissuto l'esperienza Covid, crede che ne siamo usciti?

"Rispetto a un anno fa la situazione sembra volgere a una certa positività,  grazie soprattutto alla vaccinazione di massa. Purtroppo ci sono ancora troppi soggetti non immunizzati con almeno un buon 20% della popolazione avversa al vaccino e questo è un problema. Inoltre bisogna considerare che i bambini pur non contraendo le forme più gravi della malattia possono essere vettori dell'infezione. Non vorrei essere pessimista ma bisogna tenere conto anche delle varianti per cui serve ancora cautela per non tornare indietro. Per quello che riguarda il campionato è possibile che qualche tampone ogni tanto potrà servire, la speranza è che i calciatori siano vaccinati".

Come ha preso la retrocessione di quest'anno?

"La retrocessione è sempre un boccone amaro da mandar giù,  ma quest'anno ci sono state talmente tante situazioni negative... il Covid ha senza dubbio condizionato molto la stagione, anche se non può essere la maggiore causa. Però è un fatto che tutti i giocatori che hanno avuto il Covid hanno poi avuto diversi infortuni muscolari per il resto della stagione".

Pensiamo al futuro, lei è pronto a ripartire?

"Onestamente, direi che a una certa età sarebbe utile anche un rinnovamento, poi il medico della società è un precario, mica un'istituzione, come si rinnovano i giocatore è normale che possa succedere anche con lo staff medico".

 



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