Detto tra noi
giovedì, 6 giugno 2024, 09:30
di fabrizio vincenti
Il presidente Bulgarella, da buon siciliano, conosce sicuramente a memoria il capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ovvero Il Gattopardo. Dunque, citarlo per rappresentare l'attuale situazione della Lucchese, ci pare quasi inevitabile. Sono passati ormai quasi quindici mesi da quanto l'imprenditore (di indubbio successo) del settore alberghiero ha rilevato la società rossonera in un contesto ambientale improntato a grandi speranze e a una decisa apertura di credito verso il nuovo arrivato. Speranze rafforzate dalle parole dello stesso presidente e dei suoi più stretti collaboratori di un futuro ambizioso, ricco di successi, basato su strategie di lungo periodo, in grado di valorizzare quel settore giovanile da venti e passa anni in caduta libera. Lasciamo ai lettori giudicare se di tutto questo ha preso corpo una sola cosa. Personalmente, la nostra idea ce la siamo fatta. Ed è improntata allo sconforto.
In quindici mesi non abbiamo visto un solo gesto (a meno che non si venga a parlare della ricapitalizzazione concretizzata con l'inserimento di un albergo chiuso da tempo immemore nel patrimonio della società, oppure, ma saremmo ad un imbarazzante ridicolo, per l'avvenuta iscrizione) che vada in una direzione chiara e tranquillizzante. La Lucchese non ha un patrimonio giocatori su cui ripartire (quasi tutti i protagonisti o erano in prestito, a partire da Yeboah e Cangianiello, o sono in scadenza e tutto lascia immaginare che non rinnoveranno). In rosa, con contratti pluriennali, restano, prima di tutto, calciatori poco impiegati o che, purtroppo, hanno deluso. Per non parlare dell'allenatore, lasciato da mesi solo e che rischia con la nuova stagione di divenire il capro espiatorio di una situazione che ha ben altre responsabilità. Sempre che il tecnico rimanga.
Sul quadro societario, c'è poco da aggiungere a quanto già detto, se non che passano i mesi (oltre tre) e la Lucchese non ha ancora un direttore sportivo, non diciamo quello generale che, in una struttura snella, potrebbe anche non essere necessario. In una struttura snella che, però, dovrebbe vedere la presenza fissa di un amministratore che invece somiglia sempre più a un part time con il trolley perennemente in mano, destinato a volare da Trapani a Pisa, passare da Lucca e poi tornare a Trapani o in giro dove cura, con un impegno sicuramente notevole, le altre aziende del gruppo. Crediamo che alla fine un direttore sportivo arriverà, a meno che, come da qualche uscita dello stesso presidente Bulgarella, non si decida di lavorare tramite consulenti, con una modalità che forse risale agli anni Novanta del secolo scorso. E sarebbe un ulteriore indizio di una pericolosa approssimazione. Quell'approssimazione che traspare anche in una comunicazione societaria talvolta imbarazzante. Gli esempi, in questo senso, si sprecano.
L'assenza della società, il suo essere distaccata dalla città lo si è percepito anche in occasione della festa del 25 maggio: nessun esponente presente, con l'eccezione di Bruno Russo che vive da una vita qui e che ormai sempre più spesso non si capisce se presenzia per il suo legame con la Pantera o in nome e per conto della società. Sulle esternazioni del presidente Bulgarella (lo ripetiamo per i duri di comprendonio, e ce ne sono: in passato abbiamo provato a contattarlo attraverso l'ufficio stampa rossonero, come si conviene a una testata giornalistica, senza mai avere una risposta, ma, visto il tenore delle interviste rilasciate a altre testate giornaliste e non, siamo tutto sommato contenti sia andata così) crediamo siano quanto di più sbagliato possa essere fatto. Sono destinate solo a alzare ulteriormente le aspettative di una tifoseria già molto stanca, aspettative che cozzano peraltro con i fatti. E i fatti dicono che, per ora, nonostante le ambizioni sbandierate, non è stato costruito nulla di duraturo, probabilmente la stessa situazione debitoria è cresciuta dopo un altro anno in cui gli incassi sono stati non certo eccezionali e i costi, come per tutta la Serie C, levano ossigeno giorno dopo giorno. Sono caduti dirigenti, si sono sprecati proclami e i casting per bomber da 20 gol, ma i fatti, per ora, così come una strategia di fondo, non si sono visti. E' cambiato molto, forse non è cambiato nulla. Come, appunto, nel Gattopardo. La sensazione è che si proceda a vista e non siamo tranquilli: vi dicessimo il contrario, blufferemmo con voi. E non è nostra abitudine.
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