Detto tra noi
		
giovedì, 2 aprile 2020, 12:25
di fabrizio vincenti
In mezzo a questa vera e propria tempesta che sta demolendo, una a una, tutte le certezze che gli uomini, evidentemente mai abbastanza edotti dagli insegnamenti della Storia, si erano dati, si fa fatica a parlare di calcio. Almeno noi, finiamo per averne un certo rigetto, come lo si avverte per quelle cose che erano e non sono più e che richiamarle alla mente finiscono per suscitare più amara nostalgia che un benefico ristoro dovuto al ricordo. Non a caso, stiamo evitando di riguardarci partite, anche storiche, pagine di gloria calcistica nazionale, che stanno trasmettendo in questa clausura forzata che sa di arresto domiciliare di massa e sul quale ci sarebbe molto da dire. Lo risparmiamo, anche se la domanda sul quando e come questa emergenza finirà e come un accrocchio di improvvisati e inadeguati guidatori pensa di uscirne, sorge naturale. Uscirne da un punto di vista sanitario e economico.
Tra le poche certezze, venendo alle questioni di casa nostra, ovvero al calcio minore, ci pare di poter annoverare quella della conclusione della stagione. A differenza dei campionati professionistici, dove siamo convinti faranno il possibile e forse l'impossibile per non far deragliare la stagione, visti i copiosi interessi che vi gravitano intorno, tra i dilettanti non vediamo proprio come i campionati possano giungere alla loro naturale conclusione. E' inimmaginabile che in realtà come quelle lombarde, venete, emiliane, piemontesi, ma aggiungiamo che le nostre, si possa tranquillamente riprendere l'attività a maggio. E questo al di là delle parole di un ministro dello Sport che farebbe bene a tornare da dove è venuto, scegliendo tra il suo passato di segretario particolare del presidente campano dell'Udeur (sì, il partito di Mastella), di capo segreteria di Rutelli, di presidente Unicef Italia oppure nel Movimento 5 Stelle, sua ultima tappa di un cammino che lo ha portato a dirigere, con quale titolo viste certe uscite, lo sport.
Non vediamo quindi come il campionato dei rossoneri possa ripartire, tanto meno a porte chiuse, visto che gli incassi tra i dilettanti sono una delle poche fonti di sostentamento. E poi, lo vedete un qualunque imprenditore che finanzia con le sue risorse la propria squadra e che alla ripresa (chissà quando chissà come) della sua attività, azzerata dall'emergenza, pensa a far ripartire la squadra della sua città o spesso della sua cittadina o paese distogliendo mezzi? E riuscite a immaginare come sarebbe possibile garantire sicurezza da parte di società dilettantistiche? Ci pare francamente impossibile. Dunque la Lega Nazionale Dilettanti, che nell'emergenza ha avuto il grande merito di parlare chiaro e di farlo subito con cognizione di causa e lungimiranza, è chiamata, con tutta probabilità, a una scelta che non può che essere tra due opzioni: o annullare la stagione, cancellando quanto fatto sinora, o cristallizzare le classifiche. Inutile dire per quale ipotesi tiferemmo, ma dobbiamo riconoscere che non vorremmo essere nei panni del presidente Sibilia. La scelta non è semplice, come si può facilmente comprendere.
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