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Di Masi: "Il preparatore? Quello che avrei voluto fare da grande"

mercoledì, 13 novembre 2019, 12:17

di diego checchi

Giuseppe Di Masi si racconta nel suo nuovo ruolo di preparatore dei portieri e parla anche dei portieri che adesso ha a disposizione. Tutti e quattro con caratteristiche diverse. Quella di Di Masi è un’avventura molto stimolante perché ha diversi obiettivi anche a livello personale.

Come sta andando la sua avventura da preparatore dei portieri?

“Mi sto divertendo, è una nuova esperienza, è ciò che avrei voluto fare da grande. Avrei aspettato qualche anno ma si è presentata l’occasione e l’ho presa al volo. Mi piace, chiedo consigli ai miei ex preparatori”.

Come si rapporta con i suoi portieri?

“In maniera abbastanza amichevole. Per esempio stasera andremo a cena tutti insieme. In alcuni momenti come compagno di squadra, ma a volte mi fanno arrabbiare e quindi li devo riprendere”.

C’è stato un bel distacco da allenatore a preparatore?

“A dire la verità no, è stata più dura l’anno scorso che non ho avuto grandi spazi e mi sono allenato e basta. Ho deciso di smettere sapendo di non poter tornare più indietro”.

Quando ha deciso di smettere?

“A dire il vero non ho ancora maturato l’idea di smettere. Ogni tanto mi viene la voglia di giocare e andare in porta. Mi sento sempre giovane e credo che la voglia di giocare mi passerà tra sei o sette anni. Comunque meglio intraprendere una nuova carriera qui a Lucca che continuare l’avventura in categorie inferiori come portiere”.

Quali esercitazioni propone ai suoi portieri?

“Il martedì facciamo un lavoro in campo non situazionale, orientato su forza ed esplosività, cosa che facevo con Biato, mister che mi ha dato una grossa mano e al quale ho “rubato” diversi segreti. Il giovedì c’è la partitella, quindi non lavoriamo con i portieri, il venerdì e sabato facciamo tutte simulazioni di gioco, soffermandoci sulle situazioni che possono accadere durante la domenica”.

Ci sono quattro portieri. Quali caratteristiche hanno?

“Sono tutti e quattro abbastanza diversi, tutti over, a parte il ragazzo del 2003. Purtroppo non posso fare un lavoro diverso su tutti i portieri. Cerco di focalizzarmi sul portiere che in questo momento gioca, per esempio, adesso, con Coletta, lavoriamo più sull’esplosività”.

La società ha acquistato Coletta dando sicurezza al reparto.

“Io non ci ho lavorato niente, è appena arrivato, è un portiere diverso da Fontanelli, l’anno scorso ha fatto un campionato di vertice, è preparato a questa situazione. Coletta ha dato sicurezza, non che prima non ci fosse, ma si sono incrociate 3 o 4 cose che hanno fatto sì che tutto il reparto difensivo sia migliorato”.

È felice di essere qui?

“Sono felice di essere qua: penso che il preparatore debba far migliorare i propri portieri, io ho avuto sempre preparatori che mi facevano migliorare nei miei difetti. Più si lavora più si migliora”.

Con il mister come va?

“Ci siamo conosciuti quest’anno, anche se qualche anno fa mi voleva a Prato come portiere. Carruezzo lo conosco meglio perché ci siamo sentiti l’anno scorso e visti qualche volta in città. Il professor Guidi lo conosco da diversi anni, quindi non ho nessun problema. L’unica differenza è che adesso mi devo approcciare come membro dello staff.”

Quanto tempo perde per fare gli allenamenti?

“Mentalmente è più dispendioso, perché devi pensare a cosa dire ai ragazzi, a quali esercitazioni fare. Circa un’ora e mezza ogni mattina”.

Dov’è che può migliorare e dove può arrivare?

“Vorrei arrivare dove non sono arrivato da calciatore. Ad allenare portieri in Serie A. Ma dipende dai risultati sportivi, non soltanto da me”.



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