Rubriche : romanzo rossonero

Gli arbitri portino rispetto alla Lucchese

mercoledì, 10 febbraio 2021, 13:35

di alessandro lazzarini

Sui campionati di calcio italiani da sempre aleggia la sensazione che in una certa misura le vicende di campo siano condizionate da un sistema di potere occulto che lavorerebbe per indirizzare i risultati a favore di alcune squadre privilegiate. Ai livelli più alti del pallone questo 'potere' viene individuato dalla vulgata comune nelle società economicamente più potenti, con la Juventus in prima fila, seguita dalle milanesi, quindi dalle romane e giù a seguire in una sorta di scala gerarchica di classe che conduce a una realtà dove le piccole società devono competere con le cosiddette 'grandi' anche con lo svantaggio determinato dall'attività del 'Palazzo', di cui gli arbitri sarebbero il più incisivo dei 'bracci armati' in quanto unici attori che possono concretamente incidere sui fatti sportivi.

Sebbene ciclicamente emergano elementi che si traducono in vicende giudiziarie che danno consistenza a questi sentimenti, nessuno sa se la 'cultura del sospetto' abbia sempre ragione di essere oppure sia il tipico luogo comune popolare. Comunque, di fronte a continui e talvolta grossolani errori arbitrali commessi anche potendosi avvalere di strumenti tecnologici quasi oggettivi come il Var, gli unici a credere (o a dover fingere di credere) nella buona fede dei direttori di gara sono gli opinionisti e gli addetti ai lavori, mentre la gente trova le risposte proprio attingendo a questo indimostrabile “sistema di potere”. Lo schema complottista che trova una sua logica in Serie A, nell’immaginario dei tifosi viene replicato anche nelle categorie minori, ma se è plausibile concepire un 'potere' che riconosce la supremazia, ad esempio, della Juventus sull'Udinese, risulta un pochino più difficile immaginarsi un sistema dove un Grosseto o un Novara contano più della Lucchese.

Eppure, di fronte ai numerosi episodi arbitrali avversi che stanno costellando il cammino dei rossoneri, non manca chi pensa che la Libertas "non conti niente nelle alte sfere", tant'è che la domanda diretta è stata posta anche al ds Deoma ospite a 'Corner corto'. Ora dunque ci sarebbe da immaginarsi una catena in cui nel 'Palazzo' della Serie C esiste una gerarchia di interessi che viene tutelata attraverso apposite disposizioni date o suggerite agli arbitri per aver riguardo di certe società a discapito di altre, oppure come spesso accade si tende a pensare a un 'potere' che si alimenta implicitamente, senza dover far niente, in una struttura secondo cui la consapevolezza che la dirigenza della squadra X è più influente ed ha più peso nel direttivo della Serie C, gli arbitri automaticamente per tutelare la loro carriera tenderebbero a privilegiare tale squadra X: questa sarebbe la famosa 'sudditanza psicologica' nella 'cultura del sospetto'. Come stiano le cose non è dato saperlo, tuttavia ci piace ricordare queste note folkloristiche che sono parte fondamentale del valore emozionale e popolare legato al calcio. A livello pratico quello che possiamo fare è pensare che in ogni arbitraggio vi sia buona fede e, proprio per questo, pretendere a gran voce che anche la 'Pantera' venga rispettata, perché al di fuori di sistemi complottistici rimane comunque un gioco fatto di equilibri stabiliti da persone ed in cui a volte chi ‘abbaia’ più forte riesce a condizionare i giudici imparziali. 

Nel corso della disastrosa partita giocata dalla Lucchese contro il Novara, i piemontesi si sono presentati aggressivi a determinati, bloccando nel primo tempo promettenti ripartenze a metà campo dei rossoneri con falli tattici che da regolamento avrebbero meritato un cartellino giallo che l'arbitro non ha mai esibito, il tutto senza che nessun giocatore delle Lucchese protestasse vivacemente. Nel corso di 'Corner corto' abbiamo chiesto il perché a Meucci, capitano di giornata, che ha risposto "abbiamo giocato male, è stato uno dei migliori arbitri trovati, non abbiamo alibi".

Perbacco, ma che la Lucchese col Novara è stata inguardabile e l'arbitro non è un alibi lo avevamo visto anche da soli, quello che però vogliamo è che la squadra e i protagonisti che la rappresentano pretendano rispetto dalla classe arbitrale sotto forma dell'applicazione del regolamento, sia che si vinca, sia che si stia perdendo 6-0, come fa Cruciani quando gioca. Le 'Pantere' si stanno giocando una difficile salvezza e, se è vero che la posizione di classifica è conseguenza di una serie di colpe ed errori compiute da società e dai calciatori in campo, ci pare anche piuttosto oggettivo che la salvezza senza passare dai playout sia al momento utopica proprio perché mancano alcuni punti in conseguenza di episodi arbitrali piuttosto clamorosi. Il più deleterio ovviamente il rigore surreale che è costato la sconfitta contro la diretta concorrente Giana Erminio: quante volte si sente un tecnico avversario dire che ha vinto grazie a un rigore completamente inventato?

Sono molteplici le occasioni in cui è parso che alla Lucchese non venisse dato quanto gli spettava, non ultima la partita di Grosseto persa per un rigore all'ultimo minuto su fallo di mano di un giocatore voltato di spalle a mezzo metro dalla palla in seguito a una punizione che palesemente non c'era: ci vuole coraggio per fischiare un rigore del genere all'ultimo minuto, qualcuno di cattivo gusto direbbe che ci vuole 'un bidone della spazzatura al posto del cuore', un coraggio che stando alla saggezza popolare che si esprime nella 'cultura del sospetto' si può trovare contro chi 'non conta niente a Palazzo'. Scriviamo tutto ciò perché uno degli argomenti della settimana è stato il rigore non dato alla Libertas contro la Pro Vercelli, quando un difensore piemontese, 'sbucciando' un rinvio, si è tirato la palla sulla mano, peraltro mandando in porta Petrovic che ha fallito un gol abbastanza agevole.

Tutti si sono lamentati per questo episodio decisivo, ma chi vorrebbe vedersi dar contro un rigore del genere? Pensiamo che si tratti di un infortunio del giocatore con tocco del tutto involontario che anche da regolamento probabilmente non si configura come punibile e così ha fatto un arbitro che, stavolta, forse è stato davvero all'altezza della situazione senza mai indicare il dischetto a favore degli ospiti che si sono tuffati in area per novanta minuti attendendo il fischio giusto. Allora perché Deoma, Lopez e l'entourage rossonero hanno alzato la voce? Forse si sentono in debito e si aspettavano qualcosa che riparasse quanto subito a Grosseto (‘legge della compensazione’ nella ‘cultura del sospetto’), oppure più semplicemente si attendevano che lo sballato metro di giudizio utilizzato più volte nei loro confronti venisse nuovamente applicato. La morale è che per salvarsi non basta giocar bene e lottare, ci vuole anche gente di personalità che si faccia rispettare, come è Cruciani e come è parso essere il nuovo arrivato Pellegrini. Provate a immaginare la Lucchese con due o tre punti in più in classifica (e siamo strettissimi): avremmo tutt'altre speranze e fiducia nella squadra.



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