Detto tra noi
martedì, 13 aprile 2021, 16:47
di fabrizio vincenti
E' stato letale il pari, senza praticamente un tiro e pensando per novanta minuti a difendere, contro il Livorno. In quella che è stata un'ulteriore dimostrazione di impotenza della squadra rossonera che ha colpito persino gli osservatori neutrali, è maturato l'esonero di Giovanni Lopez. Lo diciamo subito: era inevitabile, ma è altrettanto evidente che è tardivo. Il tecnico romano, che ha viaggiato alla media di un punto scarso a partita, non è riuscito a dare il cambio di passo sufficiente dopo il disastroso inizio di Monaco, che, va detto, aveva, almeno in parte consistente, a disposizione altri giocatori.
Lopez ha provato – e tutti crediamo salvo isolate eccezioni, si auguravano e pensavano potesse farcela – a far acquisire una mentalità almeno da combattenti a questa squadra che pare, lo abbiamo già scritto, un gruppo di pulcini bagnati. Quasi insensibili ormai agli stimoli. Lopez sono mesi – e lo si sarà notato anche in tv e dalla dichiarazioni post e pre partita – che parla di un gruppo che non assimila i concetti anche più elementari. Nel frattempo, la difesa è rimasta un colabrodo imbarazzante, di sprazzi di gioco nemmeno a parlarne, di mentalità da lottatori non c'è traccia, in compenso si continuano a vedere undici rossoneri nella propria area sui calci d'angolo avversari. C'è un gruppo che vivacchia impaurito sulle partite, che prova a non subire gol e poi spera nel duo Bianchi-Nannelli per trovare il modo di levare le castagne dal fuoco. E' così da mesi. Personalmente, abbiamo iniziato a dubitare della cura Lopez dopo un imbarazzante rovescio interno con il Novara, che, bene ricordarlo, è seguito alla vittoria di Crema. Dunque, nessun stato d'animo particolarmente depresso in quel momento, eppure la formazione non è scesa letteralemente in campo, nonostante i tifosi si fossero presentati a proprio rischio e pericolo a incitarla sino sotto il Porta Elisa. In questi casi non è mai colpa solo dei giocatori.
In quella gara si è palesata definitivamente l'idea che questa squadra non avrebbe mai davvero cambiato passo, forse qualcuno si è cullato sulla speranza di qualche pari e di qualche vittoria davvero ottenuta a pezzi e bocconi, ultima quella con la Pistoiese ridotta in nove uomini, ma l'inerzia è stata quella. Nessun rinforzo adeguato a sanare il divario tecnico è stato compiuto, ma anche, convinzione nostra, l'incapacità del tecnico di far rendere quel poco che può valere questo gruppo di giocatori è alla base del flop. La sensazione che a non credere in questo gruppo fosse prima di tutto proprio l'allenatore che ha puntato su pochi giocatori evidentemente ritenuti i più affidabili o i meno inaffidabili. Prova ne sia la gestione delle sostituzioni, poche e quasi sempre nei minuti finali.
Nelle dinamiche in una qualunque azienda o gruppo umano ci si può persino odiare e raccogliere ugualmente risultati, difficile però maturino esiti positivi se non c'è almeno stima. Ecco perché ci saremmo attesi un gesto dall'allenatore che sicuramente per senso di responsabilità, perché è un combattente, non ha voluto comunque abbandonare la nave. E in questo caso, essendo evidente l'impossibilità di modificare la situazione, doveva intervenire prima, probabilmente molto prima, la società. Che ha collezionato un'altra responsabilità in un'annata disastrosa. A tre domeniche dalla fine è tutto difficile, quasi impossibile, c'è solo da sperare che i rossoneri ritrovino almeno un pizzico di serenità e autostima (se ne hanno) per dare tutto (poco che sia) senza alcun freno né alibi.
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