Galleria Rossonera

Il futuro a tinte fosche del calcio italiano per l'ex rossonero Romanelli

lunedì, 7 aprile 2014, 15:44

di diego checchi

Christian Romanelli fa le sue riflessioni sul mondo del calcio e soprattutto ci tiene a far capire a tutti com’è la vita quando un ragazzo prova per la prima volta a stare fuori di casa. È uno di quelli che ha raccontato senza peli sulla lingua ciò che gli è successo spiegando anche quali sono stati i suoi momenti più brutti. Questa è un’intervista tutta da seguire e da leggere attentamente perché ci sono dei passi interessanti sulla vita e sul mondo di oggi.

Christian, cosa sta facendo in questo momento e dove sta giocando?

“In questo momento sto giocando in Eccellenza con la Sangiovannese e in più la mattina ho iniziato a lavorare nell'azienda di famiglia, ci occupiamo delle sviluppo dei capi d'abbigliamento in pelle per alcuni brand di alta moda”.

Cosa ha ricevuto dal calcio? e ha dei rimpianti?

“Allora, dal calcio ho ricevuto tantissimo, emozioni incredibili, penso sia lo sport più bello del mondo in assoluto. Ovviamente ho avuto alti e bassi, sconfitte e vittorie ma questo fa parte del gioco. Il calcio mi ha dato una cosa molto importante, anche per quanto riguarda la vita, cioè la disciplina. Diciamo che ti fa maturare molto prima rispetto ai ragazzi che vanno a scuola o fanno altri sport perché devi essere un uomo a 18 anni e questo tante volte non è facile...”.

Ci può raccontare la sua esperienza in Serie B con il Bari?

“La mia esperienza a Bari è stata un'esperienza dura soprattutto all'inizio. Quell'anno dovevo andare alla Juve, era già tutto fatto ma poi, per colpa di un presidente di cui non faccio il nome, non ho potuto vestire la maglia bianconera. Tutto solo per un fatto di soldi negarono a un ragazzo di 18 anni la possibilità di prendere un treno che non sarebbe passato più e così alle sei e mezza dell'ultimo giorno di mercato, mi chiamò il mio procuratore dicendomi vuoi andare a Bari? Devi decidere in un minuto. Ovviamente dissi di si e il giorno dopo presi la mia macchina e andai senza nemmeno sapere dove fosse, a Napoli pensavo di essermi perso. I primi sei mesi furono durissimi: mai convocato, sempre a casa da solo in un città che è una giungla, senza famiglia e senza amici. Poi ho iniziato a giocare e li è cambiato tutto. Bari è una città tosta in tutti i sensi ma se vinci sei un dio, fotografie, autografi, tutti ti riconoscevano per strada: bellissimo. Ovviamente c'è anche il rovescio della medaglia e se vai male devi stare in casa e chiudere a chiave! Il primo anno terminò alla grande e feci anche gol all'ultima giornata. Il secondo un po' meno, ero piccolo e non capivo la possibilità che mi stavano dando, pensavo che tutto fosse dovuto e i soldi non aiutano a stare sereno. Quindi quando arrivò la possibilità di tornare in Toscana con la Pistoiese la colsi al volo e tornai a casa. Questo probabilmente è l'unico rimpianto della mia vita perché a scendere siamo sempre in tempo ma salire è dura e quando ci sei non devi mai staccarti dall'osso e cercare in tutte le maniere di rimanerci: il difficile è rimanere, non arrivare”.

Com'è cambiato il calcio da quando ha cominciato a giocare?

“Penso che il calcio, da quando ero piccolo, sia totalmente cambiato ed in peggio. Adesso tutti questi regolamenti per favorire i giovani non fanno altro che rovinarli, li fanno giocare quando c'è bisogno della quota e quando l'anno dopo non c'è più la quota si trovano a casa senza squadra, un disastro. Infatti le squadre di serie A non vengono più a pescare nelle C i giovani perché sanno che è obbligo farli giocare a discapito di calciatori fortissimi di 24 o 25 anni che essendo "vecchi" devono stare fuori o addirittura senza squadra. Prima non funzionava così, te la dovevi lottare senza privilegi con gente che aveva la famiglia e se giocavi era perché eri più forte e non perché una regola diceva che un 1985 deve giocare per forza. Era molto più bello il calcio di una volta e soprattutto andava per meritocrazia non come adesso”.

Che ricordi ha dell'ambiente di Lucca e della Lucchese?

“Penso che Lucca sia una città stupenda. Mi ricordo che quando mi disserro che dovevo andare a Bari piansi come un bambino. Non volevo lasciare Lucca perché ormai per me era una seconda casa. Diciamo che una parte del mio cuore è rimasto tra le Mura e quando ci torno, anche a fare solo una girata, ho delle sensazioni stupende! Calcisticamente è la città che mi ha formato, che mi ha dato la possibilità di affacciarmi al calcio che conta e di mettermi in mostra. Ringrazierò per sempre i lucchesi e Lucca per tutto quello che mi hanno dato”.

Qual è stato l'allenatore che ha creduto di più in lei?

“Penso che l'allenatore che ha creduto di più in me sia stato Osvaldo Iaconi. Ricordo ancora che mi chiamò e mi disse: “Tu non devi stare con quelli piccoli, ora stai con me”. Non era un rapporto giocatore calciatore, era un rapporto padre figlio anche perché avevo 17 anni. Quell'anno esordii in una Lucchese fortissima ma che, purtroppo, non girava molto bene”.

C'è un gol in maglia rossonera che ricorda con particolare piacere?

“Il gol che ricordo di più è il primo, ovviamente; quello a Pistoia all'esordio. Penso che non ci siano moltissime cose che ti danno l'emozione che ti dà fare un gol e soprattutto il primo quando è una settimana che non dormi perché sai di giocare la tua prima partita da titolare. Ho ancora la maglia inquadrettata di quella partita”.

Ha seguito quello che è successo negli ultimi anni alla Lucchese e cosa ne pensa?

“Non ho seguito molto quello che è successo alla Lucchese ma penso che tutto ciò ormai faccia parte del calcio inferiore italiano e soprattutto dell'Italia. Siamo un paese in forte crisi e la gente non ha più voglia di spendere soldi in squadre e poi magari dover chiudere le proprie aziende e mandare a case migliaia di operai. La gente non va più allo stadio con le televisioni che ti danno la possibilità di vedere tutte le partite del mondo. Penso che arriveremo come nel basket americano: c'è l'NBA dove tutto è all'ennesima potenza, poi c'è il College e poi c'è la strada. Non ci sono A,B,C,D ecc..”.



Altri articoli in Galleria Rossonera


mercoledì, 7 maggio 2025, 08:35

Lombardo: "La Lucchese ha le possibilità per salvarsi. Cambi di proprietà? Solo in Italia accadono certe cose..."

L'ex centrocampista rossonero protagonista della stagione della salvezza di Bisceglie: "La squadra ha reagito in maniera importante e non era per nulla scontato. L'allenatore insieme alla squadra hanno fatto gruppo, scegliendo di lottare per mantenere la categoria. La speranza è che qualcuno poi riesca a salvarla dal baratro"


giovedì, 20 marzo 2025, 08:05

Selvini: "Stiamo reagendo da grande squadra. Le ultime prestazioni? Ho saputo attendere il mio momento"

L'attaccante rossonero a Gazzetta: "La nostra forza è il gruppo e sentiamo il sostegno sia dei tifosi che della città, i quali ci stanno dando una grossa mano. Gorgone, figura centrale in quello che stiamo facendo: la salvezza sarebbe un risultato straordinario"



giovedì, 27 febbraio 2025, 07:32

De Vito: "Gorgone, vero uomo. Alla squadra consiglio di non arrendersi"

Parla il difensore protagonista della stagione conclusasi con la salvezza sul campo a Bisceglie: "Ci hanno sostenuti l'affetto e la vicinanza della piazza. Lucca ha una tifoseria che prova grande amore verso i colori rossoneri e volevamo raggiungere a tutti i costi la salvezza sul campo.


giovedì, 2 gennaio 2025, 13:35

Monaco: "La Lucchese ha lasciato troppi punti per strada. Orrico? Gli devo tanto"

L'ex giocatore e tecnico rossonero a Gazzetta: "Oltre a vederla in tv, quest'anno l'ho seguita anche dal vivo a Pineto alla prima giornata e mi aveva fatto una buona impressione. A mio parere ha lasciato troppi punti per strada, sia per sfortuna che per demeriti. Dispiace vederla in questa situazione"