Porta Elisa News
giovedì, 8 agosto 2024, 09:18
di alessandro lazzarini
Lascia ancora una volta sbigottiti il calendario proposto dalla Lega Pro, con le prime partite che vedranno la Lucchese giocare due volte di venerdì alle 20,45, due volte di domenica alle 18,30, una di lunedì alle 20,45 e poi, ciliegina sulla torta, di mercoledì alle 18,30. Il cosiddetto spezzatino sarebbe comprensibile se gli introiti della tv garantissero la solidità economica alle società affiliate, invece i 70 mila euro circa riscossi equivalgono all'affluenza di cinquemila spettatori che pagano poco meno di 15 euro e siamo abbastanza sicuri che simili orari, nell'arco della stagione, costano alle società ben più di poche unità di migliaia di pubblico perse.
E' abbastanza evidente che la Lega, peraltro tenuta in piedi solo grazie alle astronomiche e milionarie cifre di iscrizione delle squadre B, più che i bilanci delle società iscritte con i diritti tv di bilanci sistema i suoi. E' anche evidente che le tv a pagamento che sborsano i soldi per trasmettere le partite di Serie C cercano di distribuirle in orari in cui la concorrenza di un calcio di maggiore qualità è ridotta al minimo. Il ragionamento è comprensibile, però sta in piedi solo fino a un certo punto, perché il calcio è talmente onnipresente in tv, anche agli strani orari in cui viene ghettizzata la Serie C, che se il criterio di scelta della partita da guardare fosse davvero quello del livello di spettacolo atteso, difficilmente qualcuno si sintonizzerebbe sulla terza serie italiana. E' ragionevole supporre che a guardare le dirette di Serie C siano i tifosi innamorati della propria squadra, tifosi che quindi, molto probabilmente, sceglierebbero di seguire la partita anche in concomitanza con la finale di Champions League; allora forse sarebbe auspicabile un ragionamento finalizzato a incentivare la presenza allo stadio, stabilendo orari quanto più ricorrenti, in modo insomma da caratterizzare la Serie C come il campionato in cui rivivere le abitudini tradizionali del calcio domenicale italiano, una sorta di torneo retrò che potrebbe anche avere qualche elemento di richiamo per i tanti nostalgici del calcio classico presenti anche all'estero.
Insomma, equiparare le scelte strategiche commerciali riguardanti la Serie C a quelle delle categorie superiori ci sembra una strategia poco lungimirante che va discapito dei pochi tifosi rimasti per pura passione irrazionale a seguire un calcio inguardabile tecnicamente, partecipato da società che senza nessuna prospettiva economica reale devono mantenere squadre professionistiche e, infine, falsato dalla presenza degli scarti delle formazioni primavera delle società multinazionali che si mettono in mostra nelle seconde squadre e anche nelle squadre vere, che però con questo sistema hanno smantellato gli investimenti nei settori giovanili, ovvero quella che era la loro unica speranza di futuro. Di questo passo crediamo che la Serie C non potrà continuare a lungo a rimanere un campionato professionistico.
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