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Farioli vola in Qatar con la Lucchese nel cuore: "Ho pianto per la vittoria con il Pisa"

martedì, 15 dicembre 2015, 19:30

di diego checchi

Un’intervista tutta da seguire dall'inzio alla fine, perché  ci aiuta a capire come è il calcio dall’altra parte del mondo. A spiegarcelo è Francesco Farioli che domenica partirà per una nuova avventura e andrà a lavorare a Doha. L’ex preparatore dei portieri rossoneri è pronto a intraprendere una nuova esperienza piena di sensazioni positive. Prima di partire ci racconta quali sono le sue aspirazioni ma parla anche dell’esperienza alla Lucchese toccando argomenti personali che fanno comprendere qual è la caratura di questo personaggio sia a livello umano che tecnico.

La prima domanda è d'obbligo: per quale motivo ha lasciato Lucca?

“Con la fine del progetto tecnico affidato a Mister Baldini ho deciso di presentare alla società le mie dimissioni. Inoltre, avendo già ricevuto da qualche tempo una proposta dall'estero che stavo valutando, ho deciso di lasciare e di affrontare questa nuova esperienza professionale”.

Ma è vero che il Direttore Galli la voleva trattenere e glielo ha fatto capire in diverse circostanze?

“La società, e in particolar modo il direttore Galli, mi hanno dimostrato sempre grande stima e grande fiducia. Il contratto federale (cosa rara per noi collaboratori), la condivisione nella scelta dei portieri, l'incarico con di coordinatore dell'area portieri del settore giovanile e la gestione dell'area Match analysis. Una fiducia rinnovata in molte circostanze, anche e soprattutto quando ho comunicato la mia decisione. Un rinnovato attestato di stima che mi ha fatto davvero molto piacere, soprattutto perché dato in un momento di grande difficoltà”.

Quali sono i suoi ricordi più belli di Lucca?

“Tanti. Tantissimi. La prima chiamata nei professionisti, a 25 anni, in una “piazza” come Lucca, è un'occasione più unica che rara. Ricordo l'emozione di quella telefonata (un grazie a Moreno Bolognesi è doveroso) e poi tanti flash. I miei portieri, Leandro Casapieri che ha dato tutto fino all'ultimo allenamento, il bellissimo rapporto instaurato con un portiere del livello di Di Masi e poi... Poi quel 23 marzo 2015. Chi se lo scorda più. Avevo avuto i brividi a Pisa, per il primo derby. Ho pianto per la vittoria al Porta Elisa. Ricordo l'abbraccio tutto nostro con mister Galderisi, Daniele Cavalletto, il Prof Guidi e il Prof Giuntoli. Il mio più bel pomeriggio sportivo”.

Parlando del rapporto con Giuseppe Di Masi, che cosa le ha lasciato?

“Con Peppe ho passato dei momenti unici. Esperienze di campo, ma anche esperienze umane molto forti. Ricordo le lacrime silenziose dopo Teramo, ricordo la sua professionalità con la quale ha affrontato quei momenti di dolore e ricordo soprattutto l'intesa che c'è sempre stata. Con uno sguardo, spesso, ci eravamo già detti tutto. In campo poi... Intraprendenza e partecipazione. Allenare un portiere così non è un lavoro, è un piacere”.

Ci può raccontare come è nata la trattativa che la porterà in Qatar?

“Sembra una barzelletta: andare in Qatar tramite un allenatore finlandese. In questi anni ho avuto il piacere di partecipare a molti stage di aggiornamento (sia come uditore sia come relatore) e ad uno di questi stage organizzati da APPORT (associazione italiana preparatori dei portieri) ho conosciuto Jarkko Tuomisto. Ex allenatore delle nazionali finlandesi in procinto di partire per l'Aspire Academy. Ci siamo tenuti in contatto, abbiamo scambiato idee e proposte di allenamento, poi la sua richiesta: "mandami il tuo curriculum tradotto in inglese". Ed eccoci qua... Pronti a partire per Doha”.

Ma che cosa andrebbe a fare a Doha e quale sarebbe il suo ruolo?

“L'Aspire Academy è un'organizzazione che lavora in parallelo con la federazione del Qatar per formare i calciatori in vista dei mondiali del 2022 (ospitati proprio dal Qatar). Ad oggi è considerata la più grande scuola calcio del mondo e, dallo scorso anno, il direttore dell'Accademia è l'ex capitano del Barcellona Xavi Hernandes. Mi occuperò della formazione dei giovani portieri, lavorando a fianco di tecnici che provengono dalle più importanti società del mondo (Real, Manchester, Psg, Psv, ecc, ecc…). Sarà una grande occasione di crescita e confronto professionale, con la speranza di poter tornare, un domani non troppo lontano, a lavorare in Italia con una bella esperienza sulle spalle.

Quindi una filosofia di calcio e di vita diverse...

“Sarà l'opportunità per lavorare in strutture che definire fantascientifiche è poco, con i più moderni mezzi di allenamento, avendo la possibilità (e la necessità) di ricercare nuove frontiere della metodologia di allenamento, affinare la lingua inglese e vivere a stretto contatto con culture di lavoro molto diverse tra loro. È un'esperienza che ho desiderato fortemente fare perché sento, a 26 anni, di avere ancora la mente fresca per aprirmi a nuovi percorsi, consapevole di lasciare tanto in Italia”.

Quando partirà?

“Domenica prossima. Sono in attesa di sostenere l'esame a Coverciano per l'abilitazione di allenatore dei portieri professionista e poi dovrebbe essere tutto pronto”.

Facendo un paragone con il calcio italiano, a che livello tecnico è quello del Qatar?

“La loro Serie A è di buon livello, ci sono molti tecnici stranieri e molti calciatori che decidono di andare a chiudere la loro carriera là, alzando di molto il tasso tecnico. Il livello dei giocatori del Qatar ovviamente è più basso rispetto all'Italia, per doti fisiche, poca tradizione e per numeri (si pensi che il loro progetto è tirar fuori una nazionale che ha un bacino d'utenza di solo un milione e mezzo di abitanti, meno di un terzo degli abitanti di Roma). Oggi però, grazie al programma di lavoro Aspire, le varie formazioni impegnate in tornei internazionali si trovano a giocare ad armi pari con i pari età di Juventus, Real Madrid e di molti altri blasonati club europei, dimostrazione del fatto che, se si lavora con criterio, in strutture adeguate e senza mettere fretta ai ragazzi i risultati arrivano”.

 



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