Mondo Pantera

Castagnoli e i suoi primi cinquant'anni: "Vorrei vedere la Lucchese in serie A"

sabato, 18 giugno 2016, 16:13

di diego checchi

Un'intervista un po' diversa a tante che ha ricevuto e che anche noi gli abbiamo fatto. Giulio Castagnoli, l’opinion leader della trasmissione “Curva Ovest” e tifoso storico della Lucchese, ha compiuto cinquant’anni e oltre ai doverosi auguri, era giusto fargli un omaggio ripercorrendo la sua storia di tifoso, dalla prima partita che ha visto nel 1972 fino ai giorni nostri. Lui è proprio malato di Lucchese ed ogni giorno è sempre in prima linea per informarsi sui fatti della squadra del suo cuore che, un giorno, vorrebbe vedere in Serie A.

Innanzitutto, quanto tempo è che segue la Lucchese?

“La prima partita che ho visto è stata Lucchese – Modena, terminata 2 a 2, nel 1972. Mi ci portò mio padre ed avevo sei anni. Mi sono appassionato ai colori rossoneri sin da subito, pensate che dal 1972 ad oggi ho perso una sola partita in casa a causa di un lutto familiare. La partita era Lucchese – Pisa del 1979, vinta dal Pisa per 1 a 0 con un gol di Barbana”.

Quali sono stati i suoi beniamini in maglia rossonera?

“Ho visto tante Lucchese, negli anni ‘70 mi piacevano Paglialunga, soprattutto per il nome e i fratelli Piga; sardi, uno numero 7 e un 11 piccoli e rapidi. Negli anni ’80 mi ricordo una squadra costruita con pochi soldi da Guglielmo Magrini, con Paolo Baldi come allenatore”.

Quali sono suoi ricordi più belli legati alla Lucchese?

“Per prima cosa voglio ricordare la promozione in C1 ottenuta con Melani a Civitavecchia e poi, ovviamente, quella con Orrico in Serie B. Fu una grandissima soddisfazione la prima partita in B: Lucchese – Udinese, vinta per 1 a 0; in attacco, per l’Udinese, c’erano Abel Balbo e Marronaro. Gli anni della Serie B sono stati fantastici ma anche molto sofferti, a parte un paio di stagioni dove ci siamo tolti qualche soddisfazione, con Bolchi e con Orrico. E poi non si può dimenticare la trasferta dei 6000 a Ferrara, con una squadra che sfiorò la promozione. Quella del ’78-’79 è una squadra che è rimasta nel cuore di molti tifosi rossoneri”.

Lei sarà molto legato a persone che hanno fatto la storia della Lucchese come Egiziano Maestrelli e Pino Vitali?

“È chiaro che i ricordi più importanti sono legati a loro, sono i personaggi che hanno portato Lucca nel calcio che conta, sfiorando anche la serie A”.

Ha delle amicizie nel mondo del calcio?

“In quegli anni ero un ragazzino e vedevo i calciatori come degli idoli e mi fa piacere avere conosciuto ed essere ricordato da alcuni di loro come Monaco e Russo, Simonetta e Donatelli. Soprattutto con Bruno Russo abbiamo un’amicizia fraterna, è una persona eccezionale e siamo sempre stati vicini al di là della Lucchese”.

Com’è cambiato il calcio da quando ha iniziato a vederlo?

“Purtroppo è cambiato molto, in senso negativo ovviamente. Nei primi anni in cui ho cominciato a seguire il calcio, era forse più pulito e appassionato. I presidenti erano persone competenti e spesso rappresentavano la città, gente come Rozzi dell’Ascoli, Viola a Roma, Anconetani ecc. l’ultimo presidente davvero competente a Lucca è stato Maestrelli. Adesso, persone di quel calibro non ci sono più nel calcio e si vede, soprattutto ad alti livelli, dove le società vengono vendute a imprenditori stranieri: è solo business. Una volta i presidenti ci si rovinavano per il calcio ora, invece, sembrano che sfruttino il calcio per rilanciare le proprie aziende. Il calcio è poi cambiato anche per colpa delle televisioni e dei procuratori. A livello tecnico-tattico è più basato sulla forza fisica, una volta era più tecnico. Penso che adesso sia più bello da vedere, c’è una maggior propensione alla vittoria e si vede uno spettacolo diverso. Una volta però si vedevano i giocatori di vero talento”.

La sua storia di tifoso com’è cominciata?

“Ho una foto di quando avevo 13 o 14 anni che mi fece mia madre mentre stavo attaccando uno striscione allo stadio, ero praticamente da solo. Poi alla fine degli anni settanta mi avvicinai al tifo organizzato che esplose negli anni ’80, quando costruirono anche la curva. Ho fatto parte di diversi gruppi e poi mi sono spostato in gradinata”.

Ci vuole raccontare un aneddoto da tifoso?

“A parte la storica trasferta di Ferrara, mi ricordo la vittoria del campionato di C2 nell’85. Quando tornammo da Civitavecchia c’erano 3000 persone in stazione e fu molto emozionante, in fin dei conti avevamo vinto solo un campionato di C2, non una Champions League. Un altro bel momento è stata Lucchese – Alessandria, 1 a 0, gol di Salvi davanti a 10000 spettatori tutti pigiati in Porta Elisa che esplodeva”.

Ci parla del suo rapporto con la televisione?

“Davanti alle telecamere mi sono subito trovato a mio agio, anche se la cosa è nata per caso a TVS Lucca, con Emiliano Pellegrini nell’85 proprio in seguito alla famosa trasferta di Civitavecchia, quando invitarono in studio una delegazione di tifosi. C’erano Roberto Ambrogi, Beppe Lorenzini ed altri che ancora oggi seguono la Lucchese. Da lì ho cominciato come ospite in maniera saltuaria. Poi mi chiamarono come ospite fisso de ‘Il Rossonero’ su Canale 39, un paio di volte ho sostituito anche Stefano Pini come conduttore. E per finire, da quattro anni sono a Noi Tv. Giulio Del Fiorentino mi chiese se avessi voluto fare l’opinionista fisso per tutta la stagione ed io accettai volentieri. Adesso si è creata una bella sintonia anche con Guido Casotti e spero di continuare anche in futuro”.

Torniamo a parlare di Lucchese. Lei ha compiuto cinquant’anni, cosa vorrebbe fare ancora per la Lucchese e cosa vorrebbe vedere dalla Lucchese?

“Io voglio fare il tifoso, l’ho sempre fatto solo ed esclusivamente per passione. Alcuni possono pensare che ne abbia qualche ritorno ma non è assolutamente così. Quello che vorrei vedere è una Lucchese in campionati di categoria superiore, magari anche in Serie A. La storia degli ultimi anni ha dimostrato che con una buona programmazione la massima serie è alla portata di tutti, vedi Carpi, Frosinone e Sassuolo, anche se in questo caso il presidente è una potenza a livello economico”.

Parliamo di un po’ del presente, è fiducioso per la prossima stagione?

“Siamo sempre nella fase in cui bisogna ancora capire che tipo di squadra sarà costruita e bisognerà vedere come si riusciranno a piazzare certi giocatori. Da quello che leggo, però, vedo un sacco di nomi, di possibili rientri e a me non piacciono molto le minestre riscaldate. Sono d’accordo sui giocatori riconfermati, soprattutto i ‘vecchi’, ma vanno trovate alternative valide a giocatori che cominciano ad avere una certa età. Mi piacerebbe vedere questi vecchi con un gruppo di giovani importanti e investirei su un attaccante che dia garanzia di doppia cifra, senza rigori... Ultima cosa, il Pisa ci ha dimostrato che i campionati di Lega Pro si vincono con una squadra fisica. Di Messi e Neymar ce ne sono pochi, qui serve prestanza, serve un centrocampo robusto e due buoni centrali difensivi forti fisicamente”.

Ha fiducia in questa società? Dove pensa che possa arrivare?

“Ho conosciuto Bettucci e mi sembra una persona che ci mette molto impegno. Non avrà grande esperienza nel mondo dei professionisti e gli va data la possibilità di sbagliare qualcosa ma è una persona che ci mette l’anima e questo è molto importante. A proposito di Bacci, credo si sia reso conto che serve più attenzione e penso che proprio per questo abbiamo messo alla guida della società una persona di sua fiducia come Bettucci. Io rimango fiducioso anche se riconosco che ci sono state diverse carenze che spero vengano colmate con il lavoro pancia a terra, proprio come dice Bacci”.

Secondo lei cosa bisogna fare per migliorare il calcio di Lega Pro?

“Io vado in controtendenza rispetto a quello che è stato ventilato dalle istituzioni. Innanzitutto lascerei i gironi così come sono, perché le società hanno necessità di risparmiare il più possibile sulle spese extra-campo. Non esiste che il Pordenone debba andare a giocare a Catania o vice versa, sono spese assurde e insostenibili. Inoltre, in questo modo ci sarebbero molti più derby che non possono che giovare allo spettacolo ma anche alle casse dei club. Anche quest’anno gli incassi maggiori sono stati fatti con Pisa e Siena. Poi mi piacerebbe che le televisioni, ormai le vere padrone del calcio, restituissero un po’ di soldi ai club, visto che quest’anno anche Sportube sarà a pagamento. Infine, mi piacerebbe che i tifosi fossero più liberi di muoversi e che venissero riviste le norme anti violenza. È chiaro che la violenza non è compatibile con il calcio ma se leviamo il ‘pepe’ dei tifosi a questo sporto rimane ben poco”.

È favorevole all’uso dei giovani?

“Sì, se sono italiani. Purtroppo troppe squadre, soprattutto di Serie A e B, ma anche in Lega Pro, si affidano a giovani stranieri dalle dubbie qualità che tolgono spazio ai giovani italiani. Mi piacerebbe addirittura che le società avessero l’obbligo di schierare un paio di giocatori della Berretti”.



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