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La scelta dell'allenatore per Bruno Russo

mercoledì, 26 novembre 2014, 16:51

di bruno russo

Ci vuole passione, in tutto quello che si fa. E più c’è passione e voglia di apprendere e più si arriverà ad ottenere dei risultati. Non si finisce mai di studiare, imparare, di capire, lottare per arrivare, a non arrendersi davanti agli ostacoli e questo porta inevitabilmente a crescere. Il motivo di certe scelte nella vita e nel lavoro si basa sulla passione che abbiamo dentro di noi.

La base che si poggia sulla mia ultima scelta professionale si fonda come sempre in questa direzione, frutto di esperienze nate come giocatore, maturate come allenatore ed evolute come Direttore Sportivo, anelli della stessa catena che si fondono per creare un obbiettivo specifico, la squadra.La tesi che sono andato ad elaborare, punta sulla scelta di una delle figure più complicate e importanti che danno carattere, personalità, grinta, educazione all’interno di una squadra e nell’immagine di una società: l’allenatore.

La scelta di un ruolo difficile da gestire e introdurre dal direttore sportivo che si basano su caratteristiche ben distinte dai numeri statistici che possono derivare dalla valutazione tecnica di un giocatore. Si tratta di decidere su leve ben più complesse, come quelle psicologiche ed umane; per capire se l uomo che si va a scegliere oltre alla preparazione che egli ha calcistica è dotato anche di un carattere da “leader”. Dovrà quindi avere delle qualità che lo contraddistinguono per ricoprire i vari aspetti della tensione costante che lo circondano in quel contesto dove lo si colloca, quali l’ambiente societario, i tifosi, gli atleti e i mass media.

Un’analisi specifica e approfondita discussa con la Società, nel momento dell’individuazione della persona idonea, dove il percorso intrapeso e la tesi continuerà nell’affiancamento del direttore sportivo nelle decisioni organizzative, quali i giocatori, strategie e obbiettivi che si intendono raggiungere. Passando poi da molteplici e altalenanti circostanze che si vengono a creare inevitabilmente nell’arco di una stagione sportiva, cercando di gestire la situazione per raggiungere il proprio fine.

Mi ritorna in mente una frase letta non molto tempo fa, di Peter Drucker, dove argomenta la leadership che si basa su uno degli argomenti chiave che ho scelto: “..leader è colui che ha dei seguaci, senza seguaci non ci possono essere leader..”

  1. Il Giuoco del Calcio

Vi sono diverse opinioni riguardo alle origini del calcio;

  • Per alcuni all’origine del moderno gioco del calcio vi era il Calcio Fiorentino

  • Molti sostengono che nasca nel sud, a Napoli

  • La maggior parte delle persone afferma che fu introdotto dai mercanti inglesi nelle zone di Genova.

Quello che rimane certo è che una volta introdotto, il calcio ebbe in Italia un successo travolgente e venne e viene definito il più grande spettacolo del mondo.

I nostalgici continuano a sostenere che i calciatori e gli allenatori del passato erano migliori di quelli di oggi. Questa tesi è assurda, appare evidente infatti che il livello tecnico dei calciatori si è dovuto adeguare al ritmo di gioco più elevato, all'accresciuta dinamica dei contrasti e al perfezionamento della tattica.
Certamente, il calcio che si gioca attualmente è diverso da quello del passato, ma è altrettanto innegabile che sia tecnicamente molto più impegnativo sia per i difensori sia per i centrocampisti sia per gli attaccanti: lo spazio di gioco e di azione è più ristretto, ed è minore anche il tempo di reazione che il calciatore, ricevuta la palla, ha a sua disposizione per proseguire il gioco.

Di conseguenza, le azioni tecniche devono essere eseguite rapidamente, cercando di conciliare precisione e velocità. Se in passato molti giocatori, anche se lenti, sono riusciti ugualmente ad affermarsi nel calcio di alto livello in virtù della loro grande abilità nel controllare e nel trattare il pallone, nel calcio moderno calciatori di tali caratteristiche difficilmente riescono a emergere e nell'ambito delle proprie squadre vengono sempre più spesso sostituiti da elementi dotati magari di minore abilità tecnica, ma molto più rapidi nei gesti e nella corsa.

L'ex allenatore della nazionale francese, Hidalgo, ha tracciato il profilo del grande giocatore del calcio moderno d'élite, che deve possedere un notevole valore nella tecnica individuale con una qualità di base: la velocità nei gesti, nella corsa e anche nei tempi di reazione.

Lo slogan un tempo assai diffuso tra gli allenatori ‒ "controlla il pallone, guarda e gioca" ‒ appare ormai privo di senso dal momento che, oggi, sui campi di calcio esistono ben poche possibilità di stoppare il pallone tranquillamente, di spostare il peso del corpo sul piede di appoggio, volgere intorno lo sguardo e scegliere la migliore soluzione per proseguire il gioco. Una buona tecnica consiste, piuttosto, nel controllo preciso del pallone e dei vari movimenti con esso sotto l'assillo del tempo e dell'avversario e di questo, ovviamente, si tiene conto nell'insegnamento e nell'allenamento della tecnica stessa.

Si afferma comunemente che la tecnica sia una dote innata ed è in effetti innegabile che alcuni giocatori, già in età relativamente precoce, mostrino più disposizione di altri nel trattare il pallone. Tuttavia, anche i meno dotati possono raggiungere risultati apprezzabili mediante un'attività di allenamento sistematico e ben programmato, comunque indispensabile anche per i più portati.

Sicuramente questi ultimi assimilano prima le abilità necessarie per il gioco del calcio e hanno quindi maggiori possibilità di emergere; nessuno, però, può divenire un campione senza un'applicazione continua, assidua, attenta e ben guidata da parte di un allenatore, la cui funzione è determinante per il giusto apprendimento della tecnica.

Viene in rilievo, allora, il ruolo del mister, fondamentale per lo sviluppo delle capacità potenziali dei giocatori e per l'apprendimento di una tecnica veramente efficace e in sintonia con le esigenze e le caratteristiche del calcio moderno, in cui la velocità di esecuzione dei vari movimenti con il pallone (gesti tecnici) e l'esaltazione di quelle che si definiscono le doti atletiche (forza, resistenza, capacità di scatto) appaiono fattori sempre più determinanti per il successo.

Per riuscire nel calcio, in conclusione, è attualmente indispensabile essere ben preparati atleticamente e in grado di commettere il minor numero di errori possibile nell'effettuazione dei gesti tecnici ad alta velocità. Se qualche decennio fa era ancora possibile che alcuni calciatori dalla tecnica debole potessero giocare con successo come difensori, oggi ciò non si verifica più a testimonianza che, in generale, la tecnica dei calciatori di alto livello si è ulteriormente perfezionata, indipendentemente dal loro ruolo.

Il bisogno e la necessità di oggi è quindi di assistere tali evoluzioni attraverso un allenatore attento e una Società Sportiva in grado di sostenere l’individualità di ogni singolo giocatore per elevare le qualità, per fondere le molteplici competenze dei ruoli per ottenere un gruppo che si completi.

 

  1. La società sportiva intesa come azienda

Il calcio, oltre a rappresentare senza dubbio uno straordinario fenomeno sociale, culturale e di costume nella maggior parte dei paesi del mondo, si è affermato anche come una realtà economica di enormi proporzioni in almeno tre continenti (Europa, Sud America e Asia), al punto che attualmente costituisce senza dubbio una delle poche 'industrie globali' del pianeta.

Fino alla metà degli anni '80 il calcio veniva considerato e pertanto analizzato solo dal punto di vista tecnico-sportivo. Successivamente si è tramutato in un vero e proprio fenomeno economico, tant'è vero che ad oggi è divenuto oramai un fenomeno globale, che riesce ad attivare cambiamenti economici e sociali importanti sia in Italia che nel resto del Mondo.

Ad oggi, riscontrando quello appena detto, una Società Sportiva di Calcio va e deve essere inquadrata come una vera e propria Azienda per gestire al meglio appunto un tale giro di affari.


1.2 Inquadramento Gerarchico

Una Società di Calcio definita Azienda, come introdotto precedentemente, è composta da gerarchie e dunque di ruoli e di responsabilità ben distinte. Analizzando ogni singola posizione dello schema si nota come ogni comparto ha delle competenze ben specifiche e differenti le une dalla altre, volte all’ obbiettivo che si intende raggiungere. Il ruolo che vogliamo prendere in esame in questo percorso è il Direttore Sportivo che deve avere la capacità e l’abilità nel gestire gli equilibri gerarchici aziendali, al fine di mantenere i rapporti interpersonali efficaci e collaborativi.

Il Direttore Sportivo (DS) è la figura professionale che dirige una compagine sportiva, decidendone (insieme alle figure piramidali) gli assetti, le strategie e gli obiettivi. Laddove questa gerarchia non venisse rispettata, accade che i rapporti si inclinino, e ci si allontani dal concetto aziendale che anche una società di calcio non può prescindere. Necessario quindi che il Ds svolga bene il ruolo di “cuscinetto”, termine tipico dell’ambiente sportivo, tra la Proprietà, Consiglio di Amministrazione e Presidente da una parte e l’Area Tecnica (l’allenatore) dall’altra.



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