Rubriche : Romanzo Rossonero
domenica, 31 marzo 2019, 16:17
di emanuela lo guzzo
L’attracco alla banchina di Livorno della Moby Tommy proveniente da Olbia avviene poco dopo l’alba dell’ultima domenica di marzo e lascia dietro di sé una scia di emozioni forti e di momenti da cristallizzare. Tra i camionisti e i pochi viaggiatori della nave, ci sono circa settanta invasati che, colpevoli di non riuscire a uniformarsi al pensiero corrotto e inaccettabile di chi li vorrebbe rassegnati e grati davanti all'ormai ben noto e indecoroso disegno di morte, sventolano alta la bandiera dell’orgoglio rossonero. Settanta, come la somma dei folli sostenitori presenti nel settore ospiti dello Stadio Bruno Nespoli per Olbia-Lucchese più i tesserati della Libertas. Tifosi e squadra di ritorno da una trasferta in una terra che conferma nuovamente l’ospitalità e il senso del rispetto dei sardi. Tutti uniti e concordi al rientro dal congresso della famiglia rossonera che accoglie chiunque abbia a cuore le sorti della Pantera ma non ammette al suo interno traditori, impostori o imbonitori. Mischiano le proprie voci e la propria precaria felicità in una sincronia perfetta che ricorda quella delle coppie che ballano guardandosi negli occhi riuscendo a non pestarsi i piedi. Camminano insieme verso un obiettivo difficile da raggiungere sostenendosi a vicenda per trasformare lo sterrato in strada. Come l’ennesima poesia dal lessico indipendente da inserire e custodire nella raccolta delle liriche calcistiche e senza veli dell’infinita quaresima rossonera. Tutti compositori a loro modo di un’opera d’arte contemporanea, realizzano ancora una volta l’impresa di ravvivare la luce della speranza e della fiducia nonostante i ripetuti scolorimenti. La vittoria contro l'Olbia ha il sapore amarognolo dell’Icnusa ed è l’immagine di questo campionato che porta i segni del sacrificio di un gruppo di uomini per cui non bastano più semplici parole di elogio. Dopo soli pochi minuti di gioco, prima del bellissimo gol di Sorrentino, della prestazione tutta cuore e spigoli di De Vito e compagni e dei tre punti finali infatti, arriva l’urlo straziante di Simone Greselin il cui tremendo infortunio annoda l’animo di tutti allungando ulteriormente l’elenco dei crediti con la buona sorte. Il ventunenne milanese chiude la sua stagione tra gli applausi e gli occhi lucidi di chi ne ha potuto apprezzare l’impegno e la serietà oltre che le doti tecniche e di chi ha sperato fino alla fine che l’affetto e la vicinanza potessero bastare a rimettere la sua tibia a posto senza bisogno di interventi chirurgici. L’abbraccio di squadra e tifosi va oltre il calcio per sconfinare nell’universo trasversale di umanità rossonera ancora fortunatamente impermeabile alle dinamiche avvelenate del mondo pallonaro moderno. Forza Simone!
E forza anche ai due mister Favarin e Langella, obbligati alla concentrazione estrema, allineati in tutto - compresa l’iniziale del nome: G di Giancarlo e di Giovanni - chiamati e costretti da qui alla fine a nuovi e indispensabili giochi di prestigio per mantenere l’equilibrio in campo e fuori.
Di certo sabato prossimo, nella sfida contro il Novara, sui gradoni del Porta Elisa ci saranno i soliti irriducibili, ma non riusciamo ugualmente a smettere di pensare che sarebbe bellissimo se i like delle ultime ventiquattro ore sulle foto della pagina Facebook di Gazzetta lucchese si tramutassero in presenze allo stadio permettendoci di parlare di risveglio dell’orgoglio cittadino e di impennata di amore per la squadra di calcio della propria città.
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