Rubriche : romanzo rossonero

Inferno

giovedì, 10 ottobre 2019, 16:36

di simone pellico

La serie D porta emblematicamente l’iniziale di Dante. Ogni squadra del girone partecipa alla Commedia, ed è chiaro che non si sta parlando dei canti del Paradiso. “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”, è scritto sulla porta di ogni stadio in cui si va senza un Virgilio che spieghi come andrà a finire. La Lucchese rotola nel girone infernale A, e dopo la sconfitta di Casale sta quasi in bocca a Lucifero.

Dopo il limbo del fallimento, l’interregno dove i rossoneri hanno interrogato il proprio teschio, il passaggio in purgatorio sembra essere stato breve. Più breve di quanto all’inizio temuto, di quanto ora sperato. La sconfitta di Casale segna la crepa sul pavimento in cui la Pantera rischia di cadere in un nero più nero del proprio manto.

La Lucchese gira come una pallina sulla roulette. Rosso e nero. Gira fra i cerchi e i gironi, fra le bolge e le zone. Lussuria, Gola, Avarizia, Ira, Accidia e poco Gioco. Eresia, Violenza, Fraudolenza, Tradimento e tanta Pazienza. I numeri sulla roulette sono quelli dei punti raccolti divisi per le partite giocate. Dei gol fatti e dei gol subiti. Della media dei voti dei giocatori. Dei rigori. Degli spettatori. Delle promesse. 

In questa caduta ci si aggrappa alle pareti con le mani. Sono le mani dei tifosi. Mani alzate nel coro. Le mani che applaudono, le mani che fremono. Le mani sul megafono sulla balaustra. Il richiamo della curva. Le mani in tasca nervose. Le mani di braccia conserte. Mani stanche, spellate dall’applauso per uno spettacolo triste. Le mani dei giocatori. Mani disperate sulla testa. Mani alzate, in area come resa. Mani strette alle maglie degli avversari. Mani che chiedono scusa. Mani che applaudono i tifosi o mani che sbeffeggiano. 

Provare a ritornare a veder le stelle è un atto di fede. La fede si rafforza nelle difficoltà, ma il nutrimento non può essere solo il pane nero della guerra. Il ferro del filospinato e il freddo dell’inverno. La fede si aggrappa alla prora in attesa della terra, del miraggio a cavallo sulla linea dell’orizzonte. Serve una squadra, serve un gioco, serve una prospettiva. Serve una chiesa dove il fuoco trovi la forma del rito. Il Porta Elisa sembra l’unica cosa in movimento. L’unico punto fermo per chi crede.



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