Rubriche
mercoledì, 26 febbraio 2020, 16:16
di alessandro lazzarini
Solo pochi giorni addietro molti politici definivano 'razzista' l'atteggiamento di chi suggeriva un periodo di quarantena per le persone al rientro dalle zone colpite dal 'Coronavirus', oggi siamo alla chiusura degli spettacoli pubblici e dei campionati sportivi per evitare la diffusione del virus, nel frattempo inevitabilmente sbarcato nel nostro paese come assiomi della globalizzazione vogliono. Non è facile mettersi a parlare di calcio e di Lucchese in un momento dove tutta l'attenzione delle persone sembra rivolta a una emergenza trattata dai media con toni apocalittici e oppressiva opulenza informativa. La ragione di cotanta insistenza non è ovviamente da cercare in una giustificata volontà informativa, perché in realtà nella propaganda a reti unificate le notizie e le conoscenze utili da comunicare ai cittadini sono davvero poche e sempre le stesse; il fatto è che il 'Coronavirus' vende, ottiene pubblico, quindi massimizza la resa della trasmissione pubblicitaria. Se c'è una cosa che questo virus sta veramente facendo emergere è la intrinseca natura 'disumana' del capitalismo, il sistema per eccellenza contro lo Stato e contro l'umanità intesa come etica e cultura dell'individuo: conta solo il profitto e mai il contesto.
Non ci può essere unità nazionale o di comunità nel capitalismo, ci può essere solo ricerca dell'utile e della ricchezza fine a se stessa. E' così che si è arrivati a ridurre a puro macchiettismo qualsiasi possibilità di intervento dello Stato nella vita delle persone in nome di principi che potremmo immaginare concepiti come una idea di 'giustizia' condivisa ed è così che, mentre i governanti invocano sentimenti di unità in vista di un fine comune che non possono esserci perché già distrutti dal contesto precedentemente avallato, sugli scaffali alcuni beni primari per il contrasto all'espandersi della malattia non hanno seguito la logica umana dell'unità nazionale, ma quella dell'utile delle multinazionali o dei commercianti. Oltre alla psicosi generata dall'informazione spropositata ci tocca così assistere anche alla vergogna dei disinfettanti venduti al prezzo dell'oro, così che l'unica cosa che si riesce a immaginare più mentecatta del lucrare sulla paura altrui è per l'appunto una entità statale svuotata a tal punto da non potere perseguire e contenere queste miserie.
Venendo al calcio, cioè alle vicende rossonere, l'unica psicosi che ci interessa è quella che colpisce la squadra nei primi tempi di ogni partita, con immancabili cartellini rossi e rigori subiti a rendere epica ogni vittoria, puntualmente raggiunta in emergenza nei secondi tempi. Inutile sottolineare ancora come la squadra sia costantemente sovrastata a centrocampo, dove Cruciani e il suo compagno di turno si trovano a sorreggere due ali leggere, un fantasista e un centravanti che, peraltro, non producono nemmeno gol o trame offensive degne di questo nome. Quello che conta comunque è solo uscire da questa categoria dove i tifosi della Lucchese sembrano ufo sbarcati da un altro pianeta, quindi ogni critica o analisi tecnica ha poco valore se l'obiettivo sarà raggiunto. Intanto, a proposito di 'Coronavirus', ora ci sarà da capire quando e come continuerà il campionato e, peraltro, se nella quasi decisiva sfida col Prato ci sarà da scendere in campo con tutta la difesa titolare squalificata. Comunque sia, di fronte all'emergenza queste son cose di cui non è lecito lamentarsi (e speriamo che in società se ne ricordino quando ci sarà da parlarne), quello che è certo è che quel che mancherà sul campo lo sapranno colmare dalla Curva: essere il pubblico più importante di un campionato deve produrre anche qualche valore aggiunto, non solo arbitri in cerca di protagonismo.
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