Rubriche : pompey calling
sabato, 18 aprile 2020, 07:59
di pablo galligani
Come promesso la volta precedente terminiamo il racconto delle vicende societarie del Portsmouth FC. Ci eravamo lasciati con il saudita Al-Faraj, bene il 3 febbraio del 2010 salta fuori Biram Chainrai, uomo d’affari di Hong Kong che in virtù di un ingente credito insoluto (pare proprio con Gaydamak) rivendica il controllo del club. Probabilmente felice di lasciare la patata bollente, Al-Faraj gli cede il 90% del pacchetto azionario. Una settimana dopo il Portsmouth finisce in amministrazione controllata e l’intero pacchetto azionario passa nelle mani del curatore fallimentare. Segue una penalizzazione di nove punti e la retrocessione in seconda divisione è matematica già a metà aprile. Nonostante tutto questo pochi giorni dopo i Pompey ottengono una clamorosa vittoria sul Tottenham in semifinale di FA Cup. Questa volta la finalissima a Wembley. dopo solo due anni dalla precedente finale, è con il Chelsea. La coppa andrà ai blues londinesi ma a questo punto conta poco.
A fine campionato i debiti del club ammontano a 119 milioni di sterline. Un mese dopo i curatori presentano una proposta di concordato preventivo: seguono tre mesi a dir poco concitati fatti di poche speranze e molta preoccupazione. Il 22 ottobre 2010 una nota ufficiale del club annuncia la probabile fine della centenaria storia e la messa in liquidazione da parte dei curatori fallimentari. E’ finita qui? No, perché l’indomani si scopre che Gaydamak, che resta il maggior creditore della società secondo un piano da lui stesso ben architettato, annuncia di avere trovato un accordo per il salvataggio del club, e rimette al comando, guarda caso, Biram Chainrai, il quale iscrive regolarmente la squadra al campionato di seconda divisione. Intanto il Portsmouth riesce tra mille difficoltà a salvarsi tranquillamente chiudendo al sedicesimo posto in seconda divisione. Il 1° giugno 2011 il presunto banchiere russo Vladimir Antonov acquista il club da Chainrai per 10 milioni di sterline. Tutto a posto? Certo che no, il 24 novembre dello stesso anno Antonov viene arrestato a Londra dietro mandato di cattura internazionale emesso dalla procura generale lituana per la bancarotta (fraudolenta) di due importanti banche in Lituania. L’arresto di Antonov fa ripiombare il Portsmouth in amministrazione controllata, e viene emessa un’ordinanza di messa in liquidazione per 1,6 milioni di sterline.
Scatta l’operazione dei tifosi, stanchi di essere spettatori di un fallimento dietro l’altro. Già dal 2009 si erano dati forma e forza giuridica costituendo il Pompey Supporters Trust (PST), associazione dei sostenitori che si propone di salvaguardare il Football Club come patrimonio della comunità locale. Il PST lancia una raccolta fondi per ricomprare titolo sportivo e quant’altro si riesca in cambio di azioni del club. La risposta dei tifosi e della città è importante: in 2.300 sottoscrivono l’offerta e si arriva a raccogliere 2,5 milioni di sterline, è il primo passo verso la possibilità di acquistare il club. Il 10 aprile 2013 l’Alta Corte di Londra sancisce l’acquisizione del Portsmouth da parte del PST dietro il pagamento di tre milioni di sterline. Il club è salvo, ma la squadra è appena retrocessa e da rifondare. Ora però è nelle mani dei tifosi che lo gestiscono nell’interesse di tutti, e comincia una lenta risalita. Dopo aver conseguito la promozione, il PST vende, nell’agosto 2017, il club a The Tornante Company, una compagnia americana con a capo l’ex direttore generale della Walt Disney. I tifosi ritengono ormai di aver fatto la loro parte e che ci sia bisogno di spalle più larghe per permettere al Pompey traguardi più ambiziosi. Tuttavia al PST e quindi ai tifosi resta la possibilità di decidere in merito ad eventuali cambi di logo o colori della maglia ufficiale. Senza la loro approvazione niente può essere modificato. PUP!
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