Rubriche : romanzo rossonero
sabato, 8 maggio 2021, 07:50
di alessandro lazzarini
La Lucchese è retrocessa meritatamente sul campo al termine di un campionato su cui hanno pesantemente inciso la pandemia, gli infortuni e, soprattutto, scelte tecniche nell'allestimento della formazione che fin da subito non avevano convinto né l'opinione pubblica né i tifosi e che, nei fatti, non hanno mai permesso ai tre tecnici che si sono alternati sulla panchina di presentare in campo una squadra che sembrasse solida e a suo agio in categoria. Inoltre, nel corso della stagione non è mai stato possibile sistemare le lacune in quanto nessuno degli innesti, a prescindere dal suo valore, poteva in corso d'opera ovviare all'errata valutazione di considerare le fondamenta della squadra che aveva conquistato il campionato di Serie D abbastanza solide per il nuovo torneo. In sostanza la squadra è stata pensata e costruita intorno alla conferma dei protagonisti della promozione, immaginando che Coletta in porta, Benassi e Papini in difesa, Cruciani e Meucci a centrocampo, fossero sufficienti per garantire un nucleo di esperienza e personalità tale da raggiungere il risultato voluto, cioè la salvezza. La necessità di rispettare le quote dei giovani per ottenere i relativi ed indispensabili contributi aveva fatto pensare di poterle spendere sulle fasce, sia in difesa che sulla linea dei rifinitori, dove la conferma di Nannelli appariva l'ulteriore certezza. Va anche tenuto presente che i giocatori dovrebbero essere stati scelti in coerenza con le idee tattiche del riconfermato Francesco Monaco, ovvero in funzione di un modulo con difesa a quattro, due mediani, tre ali-rifinitori, un centravanti, lo stesso proposto nei dilettanti.
Già la conferma di Monaco, a prescindere dalla caratura personale del 'capitano', aveva lasciato perplessi, un po' perché il suo gioco non aveva mai davvero convinto, un po' perché la società stessa era parsa dare segnali di scarsa soddisfazione nei suoi confronti. Sulla base di questi principi, quindi, sono stati riconfermati i terzini Bartolomei e Pardini, i centrocampisti Fazzi e Lionetti. l'esterno Panati e il centravanti Bitep, tutti giocatori dal posto in squadra incerto anche in Serie D, giovanissimi e da verificare in C. Intorno a questo telaio, per completare la squadra il direttore sportivo Deoma aveva ingaggiato il difensore d'esperienza Panariello e il centrocampista Kosovan dal Picerno, venticinquenne che aveva debuttato in terza serie l'anno precedente e che, a conti fatti, doveva essere l'acquisto 'over' più significativo; dalla Serie D sono stati poi tesserati due giocatori scoperti dallo staff rossonero, l'esterno Scalzi e la seconda punta Convitto, debuttanti fra i professionisti, mentre Salvatore Molinaro, stagione precedente alla Viterbese, era il rifinitore-seconda punta di qualità che aveva già frequentato la categoria. Per finire, la truppa dei prestiti, tutti ragazzi alla prima esperienza in un campionato non giovanile e fra cui erano accreditati come particolarmente promettenti il terzino Adamoli e il centravanti Bianchi, che in effetti si sono poi rivelati i migliori innesti del calcio mercato.
Vediamo però nel dettaglio il peso specifico delle fondamenta su cui era costruita la Libertas ai nastri di partenza: Coletta, affidabilissimo ma alla prima stagione da titolare in C; Benassi, personalità e tanti campionati di C, ma già precipitato nei dilettanti quando è stato richiamato a Lucca; Papini, esordiente; Cruciani, lunga militanza in categoria, grande carisma, da tre anni nei dilettanti quando è arrivato in rossonero; Meucci, qualche apparizione in categoria a inizio carriera ma da otto anni in Serie D; degli altri abbiamo praticamente già parlato. Era dunque sembrato un azzardo scommettere sull'affidabilità di questa rosa senza percorrere quella strada che, secondo il luogo comune, rappresenta la garanzia di salvezza nella terza serie: difensore e centrocampista di vasta esperienza, magari con un passato nelle categorie superiori ma già abituato alla Serie C, quindi un centravanti vecchio marpione che garantisca una quindicina di gol. Soprattutto l'attacco era parso un terno al lotto, anche perché nessuno conosceva Bianchi; pur rivelatosi di grande prospettiva e ottimo realizzatore, Bianchi non è certo ancora una volpe della C in grado di tenere il pallone, allentare la pressione sulla squadra e tutte le altre cose che ci si aspettano oltre ai gol dalla prima punta di una squadra che deve lottare per non retrocedere, quindi considerando che il suo rincalzo era il grezzo seppur fisicamente dirompente debuttante Bitep, non aver individuato subito questa figura e averci investito era sembrata la conseguenza dell'incapacità di reperirla, più che la mancanza di coscienza della sua necessità.
Comunque, già le prime partite avevano parlato chiaro: i rossoneri con l'assetto pensato da Monaco erano una squadra incapace di reggere l'urto della categoria, leggerissimi fisicamente e in balia degli avversari, con sedici gol subiti nelle prime sei partite e un solo punto conquistato. Prima della chiusura del mercato i dirigenti avevano già provato a correre ai ripari, prima tesserando la bandiera De Vito per la difesa, anche perché intanto Monaco per limitare i danni aveva provato a passare già lui alla difesa a cinque, poi trovando in Moreo il centravanti strutturato fisicamente; solo che piuttosto che un vecchio marpione di garanzia, Moreo è un giovane che dopo oltre cinquanta presenze deve ancora trovare la via del gol: ha segnato, a raffica, solo nella sua stagione di Serie D col Prato.
Questi sono i presupposti fallimentari ai quali la direzione sportiva della squadra non ha mai trovato modo di porre rimedio, seppur ci abbia provato quasi subito, a dimostrazione del fatto che le carenze erano state comprese, prima acquisendo dagli svincolati le prestazioni dell'esperto centrocampista Caccetta, la cui carriera parla da sola ma che a Lucca non si è mai dimostrato fisicamente adeguato, poi chiamando in panchina Lopez, che era sembrato a tutti una garanzia, non tanto per il suo stile di gioco che può piacere o non piacere a seconda dei gusti, ma per la vasta conoscenza della categoria che induceva a pensare che, se aveva accettato l'incarico, era perché pensava che la rosa a disposizione fosse adeguata per il lavoro che gli veniva richiesto. Con Lopez arrivano subito altri due giocatori svincolati suggeriti dal nuovo tecnico, Dumancic, gigantesco difensore croato, e il centrocampista Sbrissa, poi con loro viene tesserato, evidentemente non in accordo col nuovo allenatore, il mediano Ceesay, risvincolato dopo qualche settimana e poche presenze. Soprattutto però arriva il focolaio di Coronavirus nello spogliatoio, le partite rinviate e poi recuperate tutte insieme, giocate con una preparazione precaria che lascerà strascichi per l'intera stagione: gli infortuni muscolari, che siano legati a questa vicenda o alla sfortuna, saranno innumerevoli e si andranno ad affiancare a quelli di lungo corso di Bitep e Coletta, che di fatto perderanno l'intera stagione.
Comunque, è proprio in questo periodo che la Lucchese attraversa il suo miglior momento, le idee di Lopez sembrano funzionare e si ottengono punti, poi la rivoluzione di gennaio, che fa transitare altrove qualche mezza punta in esubero e porta finalmente a Lucca un paio di centravanti veri: quello d'esperienza è Marcheggiani e sarà tartassato dai suoi muscoli, quello giovane è Petrovic e si troverà a doversi sobbarcare da solo il peso di un ruolo per cui non è pronto. Arrivano anche l'affidabile jolly difensivo Pellegrini e l'esordiente mezzala Zennaro, oltre una serie di altri incomprensibili movimenti di giovani che non sembrano anche sulla carta apportare variazioni significative alle potenzialità del gruppo. Quello che non arriva però è centrocampista e regista di categoria e comprovata affidabilità, il Mingazzini della situazione, insomma, non ingaggiato seppur cercato per stessa ammissione della società: Cruciani è ai margini della rosa per infortuni e scarso gradimento del tecnico, Caccetta non viene schierato, Sbrissa è una mezzala dal rendimento poco costante, Nannelli viene adattato come mezzala ma è palesemente fuori ruolo, Zennaro acerbo e anche lui spesso infortunato. A sobbarcarsi il peso del centrocampo della Lucchese è Meucci, un giocatore di grande corsa e sacrificio che non dà certo il suo meglio da regista.
Nel suo miglior momento, quando si inizia a pensare di poter risalire la classifica, la Lucchese crolla e di fatto non abbandona mai l'ultimo posto se non per le penalizzazioni inflitte al Livorno. Il problema, tecnicamente, è sempre stato il centrocampo: leggerissima sulle fasce, affidate per lo più a Adamoli e Panati, la mediana tipo schierata da Lopez è stata quella composta da Meucci, Nannelli e Sbrissa, una linea di tre, o cinque che dir si voglia, che non è mai riuscita a contenere gli avversari né a creare gioco, tant'è che i problemi della difesa, di cui si teneva a mettere in evidenza anche i tanti errori individuali e nei confronti dei quali si levavano gli strali di Lopez, erano la logica conseguenza di un reparto che da solo doveva fronteggiare le scorribande avversarie con ogni squadra che non aveva nessuna difficoltà a raggiungere quando voleva l'area di rigore difesa da Coletta o Biggeri o Pozzer.
Visto il numero di giocatori ingaggiati è da scartare l'ipotesi che la società non disponesse di un budget adeguato per la categoria; non sappiamo se si sia trattato di una rosa composta da troppi giocatori di categoria inferiore o se a non funzionare sia stata la compatibilità delle individualità reperite, quello che è certo è che in entrambi i casi siamo di fronte a un errore da far risalire alle scelte tecniche nella costruzione della squadra, che fanno capo a Daniele Deoma, che in qualità di direttore sportivo è burocraticamente la figura a cui dobbiamo addebitare la responsabilità si questi errori. Se poi in realtà tali valutazioni siano state condivise o ponderate in accordo dal gruppo dirigente o con gli allenatori e quindi la 'colpa' sia condivisa, questo lo deve sapere la società, che a questo punto è chiamata a specifiche riflessioni per non ripetersi in negativo, anche perché dall'efficacia delle scelte tecniche dipende largamente anche la misura dell'investimento: meglio si scelgono tecnici e giocatori, più soldi si riescono a risparmiare e, magari, si riesce anche a evitare di divenire gli zimbelli dell’ambiente, visto che la Lucchese di quest’anno era talmente inadeguata che più volte, ascoltando i commenti dei tecnici e degli opinionisti avversari, si è avuta l’impressione che parlassero della Lucchese come di un avversario fuori categoria.
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