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martedì, 28 dicembre 2021, 15:12
Viareggio e Lucca,due città distanti pochi chilometri, facenti parte della stessa provincia, ma separate, da sempre, da una discreta rivalità campanilistica. I viareggini, come noto, negli anni passati hanno mostrato di avere una certa avversione dei lucchesi, esibendosi anche in canzoni goliardiche dove, in buona sostanza, veniva additato ai cittadini del capoluogo un’incapacità di godersi la vita e di essere troppo attaccati al denaro, tirchi in altre parole.
Siamo nel 1991quando a Lucca, in seno alla società rossonera, si pone un quesito di non facile risoluzione: la sostituzione di Orrico, allenatore che ancora oggi, a distanza di oltre trent’anni da quel primo addio ai rossoneri, viene ricordato come il tecnico che ha fatto vivere la stagioni più belle al Porta Elisa: i due successivi ritorni, purtroppo, non furono altrettanto entusiasmanti.
1991, la grande illusione della Serie A svanita nel finale di stagione
Orrico, però, non si poteva lasciar perdere la grande occasione di una vita: allenare l’Inter, per alcuni la risposta nerazzurra al dilagante “sacchismo” rossonero di quegli anni. L’esperienza, al pari delle altre fino a quel momento affrontate dal tecnico di Massa al di fuori dei confini toscani (Udine e Brescia), non fu certo esaltante e si concluse dopo diciassette giornate: Orrico, agli occhi del grande pubblico, passò alla storia per la “Gabbia”e poco altro.
Ma i lucchesi, invece, lo hanno potuto apprezzare come grande tecnicoe uomo spigoloso ma franco, un’onestà che gli è stata riconosciuta in tutte le piazze dove ha allenato, Inter inclusa, fiero sostenitore del modulo a zona in un’epoca in cui erano pochi gli italiani - Sacchi, Radice e Galeonea parte - ad adottarlo nel nostro paese.
Per Lippi, quindi, il compito di sostituire un uomo amato dalla piazza come Orrico non era affatto semplice. Nell’annata precedente, con la squadra neopromossa in B dopo oltre un quarto di secolo di assenza, la Lucchese aveva cullato a lungo il sogno di poter essere promossa in Serie A, sovvertendo i pronostici di inizio stagione redatti dagli esperti che offrono anche servizi su come ottenere bonus casino, prima di crollare nel finale di stagione e vedere gettato alle ortiche il gran lavoro fatto per due terzi del campionato.
L’approdo di Lippi a Lucca, complici le origini viareggine, non fu accolto con entusiasmo. L’uomo che quattordici anni dopo condusse l’Italia in cima al mondo, oltretutto, era reduce da un esonero a Cesena, dove aveva debuttato in Serie A due anni prima centrando l’obiettivo della salvezza. Marcello, a differenza di Corrado, non era un integralista della zona. Anzi, era un sostenitore della marcatura a uomoin tutte le situazioni difensive
Dalla zona di Orrico al calcio concreto di Lippi
Un calcio meno spettacolare, senza fronzoli, che non entrò nel cuore di tutti i tifosi rossoneri, viziati dai tre anni del ciclo di Orrico, dove la squadra, oltre ad aver colto risultati straordinari, esibiva un calcio armonioso e spettacolare. Lippi, invece, badava al sodo, senza disdegnare, tuttavia, un po’ di calcio offensivo, ma solo le circostanze lo concedevano.
Il ruolino di marcia di quella Lucchese, in un’epoca in cui le vittorie valevano solo 2 punti, testimonia appieno quale fosse il primo mantra della compagine rossonera: 8 vittorie, 21 pareggi (ben 13 interni) e 9 sconfitte, con una differenza retiflat (34 gol fatti e altrettanti subiti). La Lucchese targata Lippi regala un torneo in tono minore rispetto all'annata precedente, lontano dalle zone altedella classifica.
La salvezza, raggiunta in tranquillità con un ottavo posto finale (a -2 dalla zona retrocessione), viene costruita grazie ad una doppia striscia di sei risultati positivi, nella fase centrale e finale del torneo. Ed è proprio negli ultimi match che la Lucchese di Lippi mostra la faccia migliore di sé stessa.
E il tecnico viareggino, nonostante il feeling mai del tutto sbocciato con l’ambiente rossonero (dirigenza a parte), vola nuovamente in Seria A, a Bergamo, dove regalerà una splendida stagione ai tifosi orobici e darà il via, definitivamente, alla carriera ad altissimi livelli che l’ha portato a diventare il terzo c.t. italiano a potersi fregiare del titolo di “Campione del Mondo”.
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