Porta Elisa News

Lucchese, fallimento sadico. I casi Modena e Spal per ripartire

lunedì, 1 luglio 2019, 13:04

di alessandro lazzarini

Oltre al danno di un fallimento da tutti preventivato ma rimandato fino all'ultimo momento, adesso arriva la beffa dei tempi stretti per permettere alle istituzioni di trovare la soluzione per una rinascita che, anche qualora dovesse riuscire entro il mese di luglio, lascerebbe ben poco tempo per programmare una stagione sportiva all'altezza delle aspettative della piazza.

Guardando alle vicissitudini di altre realtà con tradizioni e prestigio simili a quelle delle Lucchese Libertas, il minimo comun denominatore dei fallimenti è l'anticipo sulla fine del campionato col quale i tribunali hanno decretato decotte le società uscenti. Ad esempio a Modena la scorsa stagione, dopo numerose insolvenze nei confronti dell'ente, il Comune ha ritirato la concessione dello stadio ai gialloblù già a settembre al primo stipendio non pagato ai giocatori, poi è arrivato un imprenditore che ha promesso di ripianare ma nei fatti non ha tirato fuori una lira, pilotando perlomeno il fallimento della compagine. Con queste tempistiche il sindaco di Modena il 21 marzo 2018 ha potuto pubblicare l'Indagine conoscitiva per reperire i soggetti interessati a far ripartire il calcio nella sua città con scadenza il 24 aprile e il 18 maggio la commissione consiliare Servizi ha valutato le proposte e affidato la missione alla cordata prescelta. Si vede bene che se i tempi del Comune di Lucca saranno simili, la stagione è di fatto già persa.

Non tutto è perduto però, ad esempio a Ferrara la Spal dell'imprenditore lucchese Cesare Butelli malgrado i problemi economici aveva cercato anch'essa di evitare il fallimento in tutti i modi, alzando bandiera bianca solo il 16 luglio 2012 quando non era riuscita ad iscriversi al campionato; a quel punto il sindaco si era ritrovato con pochissimi giorni per garantire la continuità calcistica alla sua città, ma il 9 agosto la nuova Spal era già iscritta alla Lega di serie D. Certo non ne era uscito un campionato di successo, ma il sindaco Tagliani, sostenuto dal Pd, non ci pensava proprio a una rappresentativa calcistica della propria città che vivacchia nell'anonimato e passa l'anno successivo spendendosi in pressioni sull'altra piccola realtà professionistica della provincia, la Giacomense, affinché venga realizzata una fusione che riconduca i biancocelesti fra i professionisti. La conseguenza è che nel 2013 la Giacomense di fatto si trasforma in Spal e d'incanto la nuova realtà, che è una società pulitissima, si ritrova con numeri tali da permettere alla proprietà di nutrire ambizioni impensabili finché la loro squadra era quella di Masi San Giacomo, 460 abitanti, e con qualche investimento e parecchia competenza sappiamo tutti dove sta giocando oggi la squadra di Ferrara.

Molto simile a quella dei rossoneri lucchesi è la situazione dei rossoneri pugliesi, il Foggia, dove fino all'ultimo le istituzioni hanno lottato per riuscire ad iscrivere la squadra almeno alla Serie C, presentando una domanda completa ma priva del corrispettivo economico. Insomma anche lì il sindaco si è ritrovato col cerino in mano, ma mancata l'iscrizione non ha certo temporeggiato e già da una settimana si parla delle manifestazioni di interesse per la rappresentativa, che però sembrano raccolte su base confidenziale più che con una procedura pubblica e più trasparente come sarebbe auspicabile fare a Lucca dopo l'ultima incredibile annata.

Certo a questo punto e con la stagione 2019-2020, diciamolo, probabilmente già compromessa almeno dal punto di vista della competitività, rimangono vivi dubbi sul perché si sia aspettato così tanto per superare l'idea della possibile continuità di una società palesemente abbandonata a se stessa a partire da dicembre, non amministrata e probabilmente senza una contabilità attiva. Sono tutte risposte che prima o poi, si spera, qualcuno dovrebbe dare ma che già sappiamo che invece, in perfetto stile lucchese, non conosceremo mai.




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