Porta Elisa News
giovedì, 6 maggio 2021, 07:30
Mezza Lucchese che fu in tribunale nelle vesti di testimoni. Si è tenuta presso la sezione civile del Tribunale di Lucca, con giudice Silvia Morelli, una nuova udienza del procedimento che contrappone la curatela dell'As Lucchese Libertas, fallita nell'estate del 2019, a Telnet Systems, una società di telecomunicazioni con sede in via Tazio Nuvolari a Capannori e che vede come soci Manuele Moriconi, Matteo Moriconi, Bruno Pulvirenti e Francesco Vigolo. Il motivo del contendere è la richiesta inoltrata al tribunale da parte del curatore Claudio Del Prete per riottenere denaro attraverso un'azione revocatoria. A Telnet, nel 2014 con la squadra rossonera appena promossa in C, fu affidata la realizzazione dell'impianto di sorveglianza del Porta Elisa. Così, davanti al giudice, sono sfilati come testimoni Antonio Obbedio, ex direttore sportivo rossonero, Marcella Ghilardi, ex segretaria generale rossonera, Moreno Micheloni, ex socio, Carl Bini, ex socio e amministratore unico della Lucchese. Le loro testimonianze potrebbero essere servite proprio per ricostruire la vicenda dei lavori e la loro tempistica.
Il curatore fallimentare, nel consultare la documentazione del fallimento, ha infatti verificato la presenza di una fattura da circa 110mila euro a favore proprio di Telnet pagata nel dicembre del 2018, pochi giorni prima che Città Digitali (detentrice della maggioranza del capitale della Lucchese) procedesse a vendere la quasi totalità delle quote societarie rossonere a un imprenditore romano, Aldo Castelli. Come noto, la Lucchese, da lì a poco, entrò in una stato di grave crisi finanziaria. Per questo motivo, il curatore ha richiesto l'azione revocatoria del pagamento avvenuto poco prima dell'insolvenza societaria. Starà al giudice stabilire i contorni della vicenda, mentre il 25 maggio prossimo sempre in tribunale ci sarà invece un'udienza per un'altra causa mossa verso una diversa azienda. Anche in questo caso, il curatore Del Prete ritiene siano stati effettuati pagamenti che possono portare all'azione revocatoria. Complessivamente, secondo quanto dichiarò a suo tempo la curatela, si tratterebbero di quattro cause civili per un totale di circa 6-700mila euro che se recuperati potrebbero essere messi a disposizione dei creditori della società rossonera a suo tempo fallita.
"Ci sono varie operazioni sia in attivo che in passivo che sono state impugnate – aveva detto lo scorso anno Del Prete – perché a nostro avviso hanno nuociuto o potuto nuocere al patrimonio della società e che sono state messe in essere da società che all'epoca erano società di riferimento per la Lucchese. Sono azioni contro società, ma quello che è importante non è chi figura con cariche nelle visure camerali, ma chi ha effettivamente gestito e controllato le varie società".
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