Rubriche : romanzo rossonero

Pd e calcio: Remaschi e Tambellini. La Lucchese evita l'umiliazione col Ghiviborgo

martedì, 24 settembre 2019, 15:28

di alessandro lazzarini

Era il marzo scorso quando Marco Remaschi, assessore all'agricoltura della Regione Toscana, 'renziano' della prima ora oggi ‘zingarettiano’, dirigente del Ghiviborgo, esonerava dalla tribuna dello stadio di Agliana Guido Pagliuca. Nel frattempo il suo collega sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, ex ‘bersaniano’, 'maldipancista renziano' e forse collocabile nella cosiddetta corrente 'areadem' del Pd, senza mai nascondere il fastidio di doversene occupare faceva quello che riteneva il necessario per cercare di salvare la Lucchese in balia di una società fantasma, mentre il suo entourage taceva sulla consapevolezza del fatto che lo stadio cittadino, abbandonato a se stesso, non sarebbe più stato agibile per i campionati professionistici. Pochi mesi prima, all'indomani delle Elezioni Comunali di Lucca, i due compagni di partito erano saliti alla ribalta per una telefonata resa pubblica da Remo Santini, candidato di centro-destra sconfitto al ballottaggio, in cui pareva che l'influente Remaschi (allora ‘renziano’) dicesse di non voler sostenere Tambellini, ma che anzi avrebbe provato ad aiutare il suo avversario, parole che sembravano esplicite e clamorose ma definite dall’assessore regionale 'scherzose' e rilasciate nell'ambito di una relazione personale. Così come Remaschi fu precursore nel capire le potenzialità di Renzi, in Toscana è stato fra i primi anche ad allontanarsene, abbracciando lo scorso inverno la nascente corrente dell’allora governatore del Lazio ‘Zingaretti’; Tambellini invece è rimasto sempre coerente con la sua estrazione ex Partito Comunista, sopportando i ‘renziani’ di cui aveva suo malgrado bisogno anche quando facevano a gara di salto sul carro del vincitore con distinguo fra ‘renziani della prima ora’ e ‘accodati’ e, ora che c’è stata la scissione, siamo sicuri che ci sarà da divertirsi per vedere dove andrà a parare chi non è stato velocissimo ad abbandonare la nave prima che cambiasse rotta.

Insomma, Ghiviborgo - Lucchese non è solo il derby di un paese del circondario contro il suo capoluogo, ma è anche lo scontro fra due anime simboliche del Pd, quella riformista un po’ inquieta, aperta alle novità e pronta ad abbracciare i nuovi leader anche quando portano novità teoriche che non sembrano in linea col patrimonio ideologico del partito e quella tradizionale, più ancorata ai valori della sinistra storica. La prima accede ai finanziamenti regionali per costruirsi uno stadio malgrado i cento spettatori di media, la seconda quando gli si chiede conto dell'abbandono del Porta Elisa ricorre alla retorica populista del 'prima le scuole e l'assistenza ai bisognosi', che se come giustificazione all'immobilismo fosse valida permetterebbe a tutti di non governare e non subire critiche (a patto di averci delle scuole all'avanguardia, però). 

Calcisticamente questo goliardico confronto vede il Pd 'riformista' nella persona di Remaschi sempre in prima fila a tifare i suoi e in tribuna a Seravezza, mentre il Pd 'areadem' nella persona di Tambellini mai presente o quasi a una partita della Lucchese dalla sfida di Correggio, dove peraltro al netto del rapporto un po' imbarazzato col 'renziano' Bacci (ancora 'renziani', maledizione) il sindaco gioiva e pareva divertirsi. 

Fatto questo parallelo diciamo metaforico fra due modi diversi di approcciarsi al calcio da parte di due esponenti della sinistra locale, dobbiamo occuparci di Ghiviborgo Lucchese e lo facciamo con una semplice premessa: quando un paesino del circondario gioca a calcio contro il suo capoluogo, la sconfitta è amara ma rientra nell'ordine delle possibilità, mentre quando il capoluogo gioca contro un paesino del suo circondario la sconfitta è una umiliazione; è il 'fardello dalla tradizione' di cui si parlava nei giorni scorsi, qua rappresentato del doversi confrontare con realtà dilettantistiche laddove l'ambiente si sente degno di altri palcoscenici, sensazione immediatamente aggravata quando l'avversario è, appunto, una piccola realtà che dovrebbe e fa parte del bacino d'utenza della principale espressione sportiva di una città che, in quanto capoluogo, ha l'obbligo del prestigio nei confronti del pubblico verso il quale dichiara di essere punto di riferimento. E' esattamente questo il senso di essere al vertice della rappresentanza di un territorio: farsi centro di interesse dove tutti i cittadini possano sentire realizzato ciò che in una piccola realtà particolare è impossibile, vale a dire esattamente il ruolo a cui la Lucca di Tambellini ha sentito politicamente di dover rinunciare in nome della cessione di potere e istituzioni a capoluoghi più ambiziosi o più consapevoli del fatto che farsi centro direzionale non è solo prestigio, ma anche posti di lavoro, opportunità e maggiori possibilità di benessere per i suoi abitanti.

Insomma, l'umiliazione è stata evitata all'ultimo minuto, ma il Ghiviborgo avrebbe ampiamente meritato di vincere e, benché esistano adeguate motivazioni e attenuanti che possono giustificare le attuali prestazioni rossonere, si è verificata l’ovvietà che avevamo preventivato all'indomani della sconfitta col Real Forte Querceta, vale a dire meno gente al seguito della 'Pantera' e sonori fischi e proteste, perché per quanto possa non essere razionale gli appassionati della Lucchese mal digeriscono il partecipare al campionato dilettanti da comprimari. D’altra parte, tuttavia, è proprio questa una delle magie del pallone, cioè che ogni domenica Davide possa sconfiggere Golia, anche se non sempre chi porta il nome del gigante è grosso veramente. 

Non fraintendiamo però, quando si parla dell'obbligo della Lucchese di vincere contro certe piccole squadre e di giocare in Serie D con l'unico obiettivo di arrivare prima, non stiamo ipotizzando un 'obbligo' che riguarda la gestione della società o l'effettivo raggiungimento di determinati risultati, ci riferiamo invece a ciò che è percepito come naturale dalla psicologia della tifoseria ed è per questo, quindi, che a poco serviranno i forse giustificatissimi appelli alla realtà di una squadra rinata e allestita in fretta e furia per scongiurare l'ulteriore disaffezione dei tifosi e le proteste quando le prestazioni saranno mediocri. Comunque c'è tempo per rimediare, la dirigenza e i protagonisti raccontano che questa è una squadra che 'potrà togliersi delle soddisfazioni', quindi non resta che dargli tempo, anche se in effetti le 'soddisfazioni' in un campionato insulso come la Serie D, diciassette partecipanti una sola promozione e una decina di squadre che da gennaio in là giocano senza alcuno scopo, ci sembrano solo due: la vittoria della lega per chi è ambizioso, la salvezza per chi si sente arrivato quando gioca nella massima serie dilettantistica.





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