Rubriche : romanzo rossonero
martedì, 30 marzo 2021, 15:17
di alessandro lazzarini
Il racconto di questa tribolata stagione si avvia verso il suo epilogo. Sabato sapremo se la Lucchese potrà continuare a sperare di salvare la categoria o se sarà di nuovo rigettata nei dilettanti, per la prima volta sul campo dal 1966; a Piacenza c'è un solo risultato utile per i rossoneri, ed è la vittoria, ogni altro punteggio renderebbe la rincorsa a un distacco minore di otto punti dalla quint'ultima utopico. Al netto delle gare da recuperare, possiamo considerare Pro Sesto e lo stesso Piacenza gli obiettivi da tenere d'occhio, la prima dodici punti avanti e l'altra tredici, quindi anche sconfiggendo i biancorossi nelle successive partite ci sarà da erodere ulteriori punti, almeno tre, a una delle due squadre. E' teoricamente verosimile anche pensare di agganciare la Pistoiese e vedersela con la quart'ultima in classifica, sempre con la necessità di salvaguardare gli otto punti di distanza, ma anche questa ipotesi è di difficile attuazione perché gli arancioni hanno due partite meno dei rossoneri e sono un punto avanti, con la Giana Erminio quart'ultima e attualmente a dieci punti (undici dalla Libertas). Insomma la matematica non sembra offrire molti spunti per nutrire speranze di salvezza, ma resta vero che, vincendo a Piacenza, l'umore e i numeri potrebbero assumere tutt'altra consistenza.
Il fatto però è che ormai nessuno sembra più credere che questa squadra possa riuscire a conservare la categoria, a partire dalla società, che a questo si esprime solo attraverso le parole di sconforto di Bruno Russo, con l'allenatore che negli stringati comunicati del dopo partita continua a sottolineare i 'soliti errori', per finire con l'opinione pubblica e la tifoseria (almeno la parte di questa che possiamo leggere sui social) che non manca di esprimere disprezzo e rassegnazione per le prestazioni della squadra, senza peraltro aver modo di dare alcun contributo in termini di sostegno non potendo andare allo stadio. Comunque vada, e se la speranza è l'ultima a morire, dobbiamo ancora provare a crederci, ma almeno una riflessione possiamo già provare a farla: certo una pochezza del genere non ce la ricordiamo, ma non è la prima volta che la Lucchese affronta campionati deludenti o lotta per la salvezza, allora perché in altre occasioni la piazza si è stretta attorno alla squadra mentre stavolta, in una certa misura, non sembra accadere? A ben vedere, con riferimento ai fattori esterni che minano la classifica, c'è anche qualche flebile punto di contatto con l'impresa stoica della salvezza di Bisceglie; certo quell'anno la squadra era forte e ben al di sopra delle qualità richieste per non retrocedere, ma ad invischiare la squadra nei bassifondi arrivarono punti di penalizzazione e le ben note vicende societarie, coi giocatori che accettarono di sacrificare qualche mese della loro carriera per il destino della Pantera.
Il paragone è improprio, ma anche quest'anno si sono verificate circostanze che avrebbero potuto compattare l'ambiente. Ci riferiamo ovviamente ai mesi persi per il focolaio Covid che ha colpito al squadra, la sequela di infortuni allucinante che ha ridotto all'osso l'organico e privato Lopez di giocatori importanti e alternative per cambiare le partite in corso e così via. L'epica dell'impresa titanica conquistata con il sacrificio contro il fato avverso stavolta però non si è creata. Uno dei motivi ci sembra da ricercare nel fatto che questa dirigenza, fin dallo scorso anno, non gode della simpatia dell'ambiente; la prosopopea delle vecchie Pantere che per amore della maglia si immolano per salvare il destino della Libertas non ha mai convinto nessuno e la gestione si trascina avvolta in uno scetticismo acuito anche dall'evidente approssimazione con cui è stata allestita la squadra. In secondo luogo in questo contesto di difficoltà la pandemia ha impedito all'ambiente di stabilire un contatto e quindi un legame concreto con la squadra, che da sola ha dimostrato di non avere le qualità caratteriali per reagire alle avversità. Non sarà possibile andare oltre alle esigenze determinate dall'emergenza sanitaria finché non sarà risolta, ma comunque vada a finire il campionato è evidente che va ricostruito il rapporto fra società e piazza, magari attingendo a un registro narrativo meno retorico e arrogante.
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