Rubriche : romanzo rossonero

Coronavirus e coprifuoco: i calciatori professionisti a lavorare sino a che ci sono gli operai

mercoledì, 11 marzo 2020, 18:28

di alessandro lazzarini

Nell'era della globalizzazione e del liberismo coprifuoco significa sospendere ogni forma di socialità ma continuare ad andare a lavorare per cercare di limitare i danni economici e quindi la struttura sociale del paese. Ora dunque non si capisce perché lo sport professionistico, in particolar modo il calcio che si vuol considerare industria strategica che agisce in vista del profitto secondo principi imprenditoriali, debba essere escluso da questa logica di comportamento. E' vero che gli atleti in campo non hanno alcuna possibilità di rispettare le norme di distanza e gli accorgimenti individuali consigliati, ma questo vale anche per chi lavora negli ospedali, nei supermercati aperti per gli approvvigionamenti, probabilmente anche in certe catene di montaggio del manifatturiero, chi viaggia per consegnare gli approvvigonamentie così via, con la differenza che in questiultimi contesti, a differenza del multimilionario calcio, non ci sono nemmeno i mezzi per controllare e tutelare le persone.

L'opulento calcio, invece, quello che si permette di spendere milioni di Euro per la Var, che a ogni trasferta si porta quasi dietro un fisioterapista per ogni atleta, può sottoporre quasi quotidianamente a tamponi e controlli i propri dipendenti. Non ci riferiamo certo al calcio dilettantistico, dove queste possibilità non ci sono ed è stato assolutamente doveroso sospendere i campionati, ma a quel calcio che ci vuole privare di ogni senso romantico, che intende i tifosi come consumatori e che vede la propria attività come fredda vendita di un prodotto in nome dell'utile, cioè quel calcio-impresa che rigetta ogni aspetto sociale e popolare che rende la propria funzione ben più che un oggetto di mercato. 

Questa soggiacente natura identitaria, tradizionalee passionale del gioco del pallone è la vera causa dell'immenso successo di questo sport ed è illuso chi pensa invece che tale infatuazione di massa dipenda dalla bellezza del gioco o dalle gesta dei campioni; l'irrazionale però è nemico del principio assoluto del positivismo capitalista, che deve agire solo in modo pragmatico per i suoi fini utilitaristici: i calciatori 'bandiera' sono una grana, perché non si possono vendere per realizzare plusvalenze; i tifosi in piedi o ultras che vedono il calcio come momento sociale per esprimere una loro cultura (bella o brutta che sia) non sono graditi poiché non agiscono secondo logiche di mercato e sono considerati appartenenti degli strati sociali meno abbienti, quindi non sono veri consumatori; le maglie e i simboli identitari della società vanno stravolte ogni anno, perché sono prodotti di consumo che devono divenire obsoleti in fretta per poter essere ricomprati dal consumatore seriale.

Si potrebbe proseguire all'infinito nell'elenco dei fattori romantici che il calcio azienda vuole estirpare dalla sua realtà per agire indisturbato secondo regole di mercato che non devono essere intaccateda un consenso che in qualche misuravalorizzianche sentimenti popolari non controllabili a livello di prodotto. Ecco, però, dato che questo è il calcio che state tentando di venderci ed il calcio che avete voluto, ora noi vorremmo che fosse davvero inserito nel mercato, cioè coi suoi lavoratori che anche durante una pandemiavanno a lavorare, come tutti gli altri.E se c'è il calciatore positivo? Beh, i suoi compagni andranno in quarantena come capita alle persone che non godono di certi privilegi e giocheranno altri, magari la primavera, avete per caso sentito parlare di aziende chiuse per Coronavirus? Eppure le persone risultate positive avranno lavorato da qualche parte, o no? 

Ben vengano le porte chiuse ovviamente, anche se senza pubblico il gioco del pallone non realizza in alcun modo la sua vera natura di momento sociale che poi è quella che interessa a noi romantici, ma d'altra parte è stato il sistema calcio stesso a svuotare gli stadi e a proporre un prodotto sempre più televisivo per vendere la pubblicità; allora ora che siamo a casa datecelo, realizzate l'unica funzione sociale che vi siete voluti ritagliare addosso: quella dell'intrattenimento d'evasione e del gossip.



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